L’insaziabile di A.K. Blakemore

Sulla copertina de L'insaziabile di A.K. Blakemore c'è il disegno di una forchetta con il segno di un morso, circondata da bellissimi fiori

Articolo a cura di Metella Orazi.

Dopo il successo del fortunato libro Le streghe di Manningtree, torna in libreria sempre per Fazi, il talento emergente della narrativa inglese, A.K. Blakemore, con L’insaziabile, storia di un uomo e della sua fame che sovrasta ogni cosa.

L’insaziabile

È settembre del 1798 quando Tarare, che non ha ancora trent’anni, si trova in ospedale, a Versailles, sul letto di morte.

Suor Perpetué ha sentito dire che l’uomo disteso in quella stanza una volta ha mangiato una bambina. E non è tutto, naturalmente. Quell’uomo è arrivato a mangiare una bambina ingurgitando altre cose, prima. Tappi e pietre. Serpi e anguille. Cani e gatti, vivi. Suor Perpetué ha sentito dire che la gente si radunava nelle piazze del mercato e nelle fêtes per vederlo sventrare i cagnolini con i denti, sul momento. Tra suonatori di organetto e fanciulli con i fiori gialli tra i capelli. Anime cristiane che accorrevano per vederlo fare quelle cose.

La giovane suora Perpetué è stata incaricata di assistere quello strano uomo dai denti consumati che sembra già anziano, additato come il mostro, la bestia, l’abominio perché sul suo conto se ne raccontano tante e tutte atroci. Mentre svolge l’incarico la donna si chiede chi sia davvero quel moribondo, fino a quando proprio lui inizia a raccontarle la sua storia.

Nato nelle campagne francesi a fine Settecento, Tarare è rimasto orfano di padre ancora prima di vedere la luce e la madre, povera e senza nessuno ad aiutarla, cerca di crescerlo come può, finendo anche a prostituirsi. La vita del giovane Tarare è misera ma serena finché, nel momento in cui la madre conosce il contrabbandiere senza molti scrupoli Nollet, cambia, perché costretto ad andarsene e di conseguenza a sperimentare la vera fame, non solo fisica ma anche, e forse soprattutto, emotiva.

Ha tanta fame da star male, e le lacrime roventi gli bruciano gli occhi. Benché Tarare abbia conosciuto la fame, mai prima di adesso lo ha portato al pianto. Deve assolutamente mangiare. Mangiare o morire: è tassativo. Di già, sente, disteso per terra, che il processo di decomposizione ha iniziato ad agire sul suo corpo. La mollezza della carne, i fluidi che si coagulano sotto la pelle. È un redivivo. Sta morendo di fame.

È un evento traumatico e violento che porta Tarare a trasformare la sua condotta, da quell’accadimento in poi è perseguitato da una fame assidua e insaziabile; è rimasto da solo e non sa dove andare, perciò si fa guidare unicamente dalla brama di colmare il vuoto che sente. Comincia a peregrinare per la Francia – in cui risuonano i tamburi della rivoluzione – in cerca di cibo e di uno scopo.

A.K. Blakemore scrive su due linee temporali: segue un Tarare giovane, con una fame gargantuesca, che per sopravvivere diventa un fenomeno da baraccone al servizio di un gruppo di ladri, e di un Tarare soffrente, ricoverato come un soggetto da studiare.
Tarare è un personaggio realmente esistito e l’autrice inglese ne ha romanzato la storia in maniera particolareggiata e convincente, soprattutto nella prima parte. L’impianto storico del libro è ben strutturato e credibile, ricco di descrizioni e dettagli, anche se la lingua rischia a volte di essere eccessivamente carica, ma è innegabile che sia una caratteristica voluta dall’autrice.

L’insaziabile racconta l’epopea straziante di un uomo alla ricerca di amore, che sublima con il cibo la solitudine di essere stato abbandonato da una madre che, fino alla fine, spera di ritrovare.
Nonostante la bizzarria del tutto, forse non c’è nulla di più umano.

un libro per chi: vuole conoscere un personaggio che ha del grottesco ma è realmente esistito

autrice: A. K. Blakemore
titolo: L’insaziabile
traduzione: Velia Februari
editore: Fazi
pagg. 336
€ 18.50

Chi ha scritto questo post?

Marchignola (marchigiana+romagnola), vive al mare, che ama in tutte le stagioni.
Per quasi vent'anni è stata libraia e ora, pur senza libreria, continua a pensare e agire da libraia: parla di libri, fotografa i libri che vorrebbe e quelli letti per ricordare di averli letti e continua a impilare libri su libri che forse un giorno leggerà.
Ama i gatti, i viaggi, la storia dell’arte, il cinema e il teatro, insomma, tutto ciò che racconti il mondo.
Crede fermamente nel potere delle storie e della condivisione, perché se la lettura è un atto solitario, i libri sono fatti apposta per creare connessioni. Non chiedetele di scegliere un libro preferito, potrebbe entrare in crisi, cambiando idea di continuo.

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