Per chi ama leggere autori stranieri, il delicato lavoro del traduttore è fondamentale.Un bravo traduttore è capace di dare voce all’autore senza far sentire la propria nella riscrittura del testo, ma lasciando comunque qualcosa di sé: una firma invisibile ma riconoscibile quanto una traccia di DNA.Insomma, una magia. Proseguendo la mia esplorazione dei mestieri legati al libro, m’è parso ovvio e naturale scegliere di intervistare Silvia Turato, che nel mondo dell’editoria ha ricoperto molti ruoli, fino a scegliere d’essere principalmente traduttrice dal francese e dall’inglese.Se già la seguite su Instagram o sul suo blog – fonte di ottimi spunti per chi voglia approcciarsi alla professione – conoscete la sua innegabile simpatia; se invece ancora non avete avuto questo piacere, da oggi non potrete più farne a meno.Silvia è una di quelle super pro che condividono tanto e lasciano sempre il segno. Cinque domande a Silvia Turato Cara Silvia, benvenuta sul blog! Parto subito con la domanda di rito per conoscerci meglio: se tu fossi un libro, quale saresti?Cristo.Mi sembra una domanda difficilissima.Cerco di non pensarci troppo e sparo. Dico “La metafisica dei tubi” di Amélie Nothomb. Perché contiene in sé tante cose che, se non mi definiscono, quantomeno mi compongono. …
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