Articolo a cura di Metella Orazi.
Il Booker Prize, che dal 1968 premia le opere letterarie di fiction scritte in lingua inglese del Regno Unito e dal 2018 anche d’Irlanda, mette spesso in evidenza autori di pregio; ne è un esempio la vincitrice del 2024, Samantha Harvey che con Orbital, pubblicato in Italia da NN editore con una copertina (è il caso di dire) stellare, ha scritto un piccolo gioiello di letteratura.
Orbital
Eppure, a volte, il cuore si esalta e saltella ugualmente. Vuole e spera e desidera e ama. Il cuore dell’astronauta è così testardamente antirobotico che quando lascia l’atmosfera terrestre si rilassa – la gravità smette di schiacciarlo e il contrappeso lo dilata, come se improvvisamente si rendesse conto di essere parte di un animale, vivo e senziente.
Per i sei astronauti nella Stazione Spaziale Internazionale che orbita intorno alla Terra è l’ultima missione prima che questa venga smantellata e ognuno faccia ritorno a casa.
L’equipaggio – composto da quattro uomini e due donne che provengono dall’America, dall’Italia, dalla Russia, dalla Gran Bretagna e dal Giappone – è partito con l’intento di studiare in nostro pianeta, e il racconto si svolge lungo sedici orbite intorno alla Terra che si completano nell’arco di ventiquattro ore, ovvero una giornata. Sedici albe, sedici tramonti che Pietro, Anton, Roman, Chie, Shaun e Nell scrutano con occhio scientifico, ma non distaccato.
Perché fare una cosa del genere? Perché cercare di vivere dove non si può prosperare, perché andare dove l’universo non ti vuole, quando invece c’è un’ottima Terra pronta ad accoglierti? Non sai mai se questa sete di spazio degli umani sia curiosità o ingratitudine. Se questo strano desiderio lo renda un eroe o un idiota. Senza dubbio qualcosa di molto vicino a entrambi.
I sei sono immersi in una routine ferrea fatta di pasti disidratati, di ripetizione di gesti essenziali, come la ginnastica per non perdere massa corporea, di sonni a mezz’aria in assenza di gravità e di interazioni tra loro sono ridotte al minimo, come in una famiglia in cui la prossimità costante non necessita di grandi spiegazioni.
Ognuno dei sei, con lo sguardo rivolto verso Il Pianeta Blu torna con i pensieri a ciò che ha lasciato indietro per diventare parte di un corpo spaziale che si è con il tempo amalgamato, in cui ciascuno ha trovato la sua collocazione ideale; così Pietro è la mente, Anton il cuore, Roman le mani, Chie la coscienza, Shaun l’anima e Nell il respiro.
Per ovvie ragioni non sono molti gli avvenimenti lungo la narrazione, i personaggi sono costretti in uno spazio ben definito, non possono uscire e incontrare gente, eppure in Orbital succede tutto, ci sono i pensieri e ci sono le emozioni.
Harvey narra di vite umane in un contesto speciale, ma che esattamente come tutte le vite sono dense di speranze, illusioni, dolore e felicità. Un inno alla lentezza, a decelerare e guardare con occhi innamorati il pianeta che ci permette di vivere.
Nel giro di poco tempo, si fa strada in tutti loro un desiderio. È il desiderio, o meglio, il bisogno (alimentato dal fervore) di proteggere questa Terra enorme e minuscola. Quest’adorabile sfera, bizzarra e miracolosa. Che data la scarsità di alternative, è inconfondibilmente casa. Un luogo senza limiti, un gioiello sospeso, così sorprendentemente luminoso. Non potremmo vivere in pace gli uni con gli altri? E con la Terra? Non è un desiderio ardente, ma una supplica disperata. Non possiamo smettere di tiranneggiare, distruggere, saccheggiare e sperperare quest’unica cosa da cui dipende la nostra vita?
Orbital gioca sul contrasto tra la reclusione in un luogo angusto e l’immensità del mondo, tra la grandezza di cui sono capaci gli esseri umani che mandano navicelle spaziali nello spazio e la loro altrettanto vasta stupidità che li porta a distruggere un pezzettino alla volta ciò che permette loro di vivere.
L’aspetto centrale del romanzo è il rapporto dell’umano con il Pianeta Terra, la sua bellezza, la nostra irrilevanza a confronto – di fronte allo Spazio e al Tempo, in fondo, non siamo altro che un granello di sabbia – e come nelle storie d’amore in cui alle volte serve distanza per capire i sentimenti che si provano, così Harvey, guardandola da distante, fa una dichiarazione d’amore all’Universo.
Poetico e commovente.

un libro per chi: vuole innamorarsi di nuovo del mondo
autrice: Samantha Harvey
titolo: Orbital
traduzione: Gioia Guerzoni
editore: NN Editore
pagg. 176
€ 18