Il maratoneta di William Goldman

Sulla copertina de Il maratoneta di William Goldman c'è raffigurato un omino stilizzato che corre i cui arti si compongono come una svastica

Articolo a cura di Metella Orazi.

William Goldman è già da vent’anni l’affermato scrittore de La principessa sposa e sceneggiatore del film Butch Cassidy quando decide di imprimere una svolta spy-thriller alla sua produzione letteraria; nasce così nel 1974 Il maratoneta, pubblicato in Italia da Marcos y Marcos.

Il maratoneta

Thomas Babington “Babe” Levy è uno studente appassionato di storia alla Columbia nella New York degli anni Settanta, è un po’ goffo e non certo popolare, tanto magro quanto timido.

«Arriva il tonto» disse uno dei ragazzi sulla gradinata. Levy fece del suo meglio per ignorarli e si fermò in cima ai gradini di arenaria per controllare se i lacci delle scarpe erano ben stretti. Erano le sue scarpe migliori, il top della linea Adidas, gli si adattavano al piede come se fossero state divinamente scolpite; non gli avevano mai fatto venire l’ombra di una fiacca, nemmeno il primo giorno. Levy non era tipo da affezionarsi troppo ai capi di abbigliamento, ma a queste scarpette da corsa ci teneva veramente.

Babe tiene così tanto alle sue scarpette da corsa perché, mentre prepara la tesi sulla tirannia negli Stati Uniti, si allena ogni giorno per la maratona, sognando di poter uguagliare le prodezze dell’atleta Abebe Bikila che corse invece a piedi nudi, verso l’oro olimpico.

Un altro cruccio di Babe è quello di riabilitare la memoria del padre, anch’egli storico e professore molto amato, morto però con infamia al tempo delle persecuzioni maccartiste.

Mentre Babe si arrovella per imparare i nomi dei personaggi storici italiani entra in biblioteca una stupefacente ragazza bionda dai capelli cortissimi e gli occhi azzurri che cattura tutta la sua attenzione e gli fa posare i libri alla ricerca di qualcosa da dirle per rivolgerle la parola. Elsa, così si chiama la femme fatale troppo bella per essere sinceramente interessata a Babe, rappresenta l’inizio di un’altra storia, fatta di tensioni da guerra fredda e spie senza scrupoli.

«Il rimpianto è il massimo a cui possiamo aspirare»

Le parole di Elsa, che accetta di uscire con Babe, suonano foriere di ciò che succederà nella vita del maratoneta, invischiato in eventi più grandi di lui, in cui l’ombra nera del nazismo incombe ancora.

Su un’altra linea narrativa c’è Scylla, una spia spietata che non esita a uccidere per salvarsi la pelle, il cui nome deriva dalla leggenda siciliana dei due mostri che ostacolano il viaggio di Ulisse nel ritorno a Itaca.

Il come e il perché queste due storie confluiscano in un’unica trama appassionante è da scoprire durante la lettura de Il maratoneta che pur seguendo diversi intrecci riesce a essere avvincente e comprensibile. Grazie all’immancabile ironia Goldman ha la capacità di far digerire scene ostiche per la crudezza delle immagini che rivela.

Il film di John Schlesinger con Dustin Hoffman e Lawrence Olivier tratto dal romanzo è forse più conosciuto del libro, del quale comunque ricalca perfettamente tutta la storia, tranne una piccola differenza nel finale che v’invito a scoprire, perché anche se lo avete già visto, correre con Babe verso la verità tenuti per mano dalla splendida scrittura di Goldman è un piacere al quale è difficile sottrarsi.

Sulla copertina de Il maratoneta di William Goldman c'è raffigurato un omino stilizzato che corre i cui arti si compongono come una svastica

un libro per chi: ha voglia di vivere un film in testa

autore: William Goldman
titolo: Il maratoneta
traduzione: Tilde Arcelli Riva
editore: Marcos y Marcos
pagg. 319
€ 18

Chi ha scritto questo post?

Marchignola (marchigiana+romagnola), vive al mare, che ama in tutte le stagioni.
Per quasi vent'anni è stata libraia e ora, pur senza libreria, continua a pensare e agire da libraia: parla di libri, fotografa i libri che vorrebbe e quelli letti per ricordare di averli letti e continua a impilare libri su libri che forse un giorno leggerà.
Ama i gatti, i viaggi, la storia dell’arte, il cinema e il teatro, insomma, tutto ciò che racconti il mondo.
Crede fermamente nel potere delle storie e della condivisione, perché se la lettura è un atto solitario, i libri sono fatti apposta per creare connessioni. Non chiedetele di scegliere un libro preferito, potrebbe entrare in crisi, cambiando idea di continuo.

(1) Commento

  1. Uno dei libri più calamitici che abbia mai letto! Ricordo che mi metteva così ansia che non riuscivo a staccarmene

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