Il ritorno del soldato di Rebecca West

Sulla copertina de Il ritorno del soldato di Rebecca West c'è un'illustrazione che mostra le sagome oscure di una donna e di un soldato, in un prato verde pieno di papaveri rossi

Articolo a cura di Metella Orazi.

Rebecca West – pseudonimo mutuato da un personaggio di Ibsen di Cicely Isabel Fairfield – è stata una scrittrice nata1882, impegnata nelle cause femministe ante litteram che ha esordito nella narrativa con Il ritorno del soldato, ripubblicato da Fazi nel 2022.

Il ritorno del soldato

Le inglesi Jenny e Kitty sono delle privilegiate, perché mentre fuori infuria la Grande Guerra, loro possono continuare a fare la vita di sempre a casa, non devono reinventarsi come infermiere o guidatrici di ambulanze, come spesso accade alle donne rimaste unico capofamiglia quando gli uomini vanno in guerra. La ricchezza assicura una vita priva di pensieri contingenti, ma non le può preparare allo stravolgimento che sono sul punto di sperimentare.

Chris, cugino di Jenny e marito di Kitty, è stato chiamato a combattere e si trova sul fronte francese, le ha lasciate a Baldry Court, una splendida tenuta che ha voluto ricostruire con magnificenza, fino a trasformarla in una residenza da copertina patinata, rifugio dalle brutture del mondo.

Solo una stanza conserva una tristezza quasi palpabile, è fredda e silenziosa perché è la stanza del figlioletto di Chris e Kitty, morto da piccolo.

Le donne aspettano con apparente serenità notizie di Chris, coccolate dalla bellezza del luogo, ma l’attesa che viene spezzata bruscamente il giorno in cui si presenta alla porta una sconosciuta: Margaret Gray.

L’estranea è trasandata e sciatta e ispira immediatamente diffidenza, persino un pizzico di compatimento. Tutto però è destinato a cambiare, anche la percezione che le padrone di casa hanno di lei.

Mentre salivo al piano di sopra mi resi conto di essere sull’orlo del collasso: la verità è, credo, che ero così fisicamente gelosa di Margaret da sentirmi male. Poi, d’improvviso, proprio come una persona affaticata che non riesce a tenere un peso – pur sapendolo prezioso – e lo lascia cadere, la mia mente si rifiutò di continuare a pensare a ciò che stava accadendo e si volse invece all’osservazione delle cose materiali. Mi sporsi dalla ringhiera e guardai in basso, contemplando la bellezza del salone: la figura della ninfa disposta ad arte al centro dello specchio di acqua scura, il bianco e il rosa chiaro del chintz di Kitty, la superficie lucida del legno, i colori accesi che si riflettevano sui pannelli alle pareti.

Chris è stato ferito e ha subito uno shock da bombardamento, la sua mente per reazione ha cancellato i suoi ultimi quindici anni, per questo, ora che sta facendo ritorno a casa nessuno sa cosa aspettarsi.

Moglie e cugina, ciascuna in modo diverso, devono affrontare il passato per permettere a Chris di tornare al presente, anche se l’uomo non sembra turbato nel sentirsi ancora un ragazzo, ancora celibe e con la vita davanti, come invece non è in realtà.

Sapevo molto bene che quando si è adulti bisogna portarsi alle labbra il vino della verità – senza curarsi se non è dolce come il latte e se brucia la bocca con il suo gusto forte – e celebrare la comunione con la realtà, o rimanere per sempre esseri minuscoli e grotteschi come nani.

Il dilemma che emerge da queste pagine può essere considerato universale: è meglio la felicità ignorante di chi non ricorda le brutte ma neppure le belle cose del suo passato? O è invece necessario che tutto, anche i traumi, tornino alla memoria?

È la bella Kitty, solitamente ammirata e ora è ignorata dal solo che vorrebbe, a dover gestire le cose, in una maniera alquanto moderna per una moglie dell’alta borghesia inglese.

Quando si tratta di seduzione le belle donne come lei perdono quel senso delle differenze di classe che è sempre così fortemente radicato in loro; sembrano essere oscuramente consapevoli della missione civilizzatrice che consiste nel far risplendere come una gemma la propria bellezza davanti agli occhi di tutti gli uomini in modo che essi la desiderino, lavorino e si arricchiscano per possederla, e sedotti dal desiderio siano spinti ad agire e a dissodare la terra per il futuro.

West mette a fuoco la posizione acquisita dalle donne del primo Novecento in una società che sta cambiando velocemente e che pone sempre più attenzione al tema della paternità e di una maternità meno convenzionale.

Il ritorno del soldato è una storia contemporanea, seppur uscito per la prima volta nel 1918, e punta il faro sulle conseguenze della guerra e sui profondi traumi che quel tipo di esperienza lascia nelle vite delle persone, sottolineando quanto gli eventi storici attraversino le vite di tutti, stravolgendole e, inevitabilmente, trasformandole per sempre.

un libro per chi: pensa che sarebbe bello tornare indietro nel proprio passato per cambiare qualcosa, ma allo stesso tempo ringrazia di non poterlo fare davvero

autrice: Rebecca West
titolo: Il ritorno del soldato
traduzione: Benedetta Bini
editore: Fazi
pagg. 132
€ 16

Chi ha scritto questo post?

Marchignola (marchigiana+romagnola), vive al mare, che ama in tutte le stagioni.
Per quasi vent'anni è stata libraia e ora, pur senza libreria, continua a pensare e agire da libraia: parla di libri, fotografa i libri che vorrebbe e quelli letti per ricordare di averli letti e continua a impilare libri su libri che forse un giorno leggerà.
Ama i gatti, i viaggi, la storia dell’arte, il cinema e il teatro, insomma, tutto ciò che racconti il mondo.
Crede fermamente nel potere delle storie e della condivisione, perché se la lettura è un atto solitario, i libri sono fatti apposta per creare connessioni. Non chiedetele di scegliere un libro preferito, potrebbe entrare in crisi, cambiando idea di continuo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *