Nuoto libero di Julie Otsuka

Sulla copertina di Nuoto libero di Julie Otsuka c'è l'ìllustrazione con una nuotatrice che nuota nell'azzurro dell'acqua, indossando un costume a fiori

Articolo a cura di Metella Orazi.

Nuoto libero, uscito nel 2022,è l’ultimo libro pubblicato da Bollati Boringhieri dell’autrice di origine giapponese nata e cresciuta in California, Julie Otsuka.

Nuoto libero

La piscina si trova nelle profondità della terra, in una vasta sala cavernosa, molti metri sotto le strade della nostra città.

La vita in una piscina di una cittadina americana è scandita da orari e routine di chi la frequenta.
Tutti i nuotatori hanno in comune un desiderio: dimenticare per un po’ ciò che rimane fuori dall’acqua, allontanarsi dai ritmi frenetici della città e avere un luogo che li accolga.

Lo choc dell’acqua – non c’è niente di simile sulla terraferma. Il liquido fresco e trasparente che scorre sopra ogni centimetro di pelle. La momentanea sospensione della gravità. Il miracolo del galleggiamento mentre scivoli, senza impedimenti, sulla liscia superficie azzurra della piscina. Sembra proprio di volare.  Il puro piacere del movimento. Il dissolversi di ogni bisogno.

Vasca dopo vasca in quel sotterraneo si è creata una comunità di sconosciuti che però conoscono benissimo i corpi l’uno dell’altro e come questi si muovono nelle corsie.

… ma laggiù, in piscina, siamo solo una di queste tre cose: nuotatori da corsia veloce, nuotatori da corsia media, oppure lenti.

I nuotatori, che sono in intimità senza essere in confidenza, un giorno si ritrovano a osservare una crepa sul fondo della piscina e questo avvenimento comincia a seminare apprensione perché la vasca non sembra più sicura.
Se prima era considerata un rifugio, ora la si osserva con timore: si sta allargando? sta rimpicciolendo? ce ne sono altre?
Ormai la crepa è diventata per tutti un’ossessione, soprattutto per Alice, che ogni giorno perde un pezzetto di memoria a causa di una demenza rara, simile all’Alzheimer.

Impossibilitata a ripetere i gesti quotidiani in piscina, la mente di Alice vaga libera e ripercorre la lunga vita che non le ha risparmiato sofferenze. Il pensiero si muove disordinato ma la donna ha al suo fianco, a tenerla ancorata al presente, la figlia che con amore spera di porre rimedio alle piccole stranezze e grandi disagi della madre, per farla stare meglio possibile.

Otsukanei capitoli iniziali, con una scrittura sobria e incisiva, utilizza la prima persona plurale, quel “noi” collettivo che rappresenta i nuotatori che parlano delle loro esperienze in acqua. Nell’ultima parte invece il “noi” è legato alla malattia di Alice e alla clinica dove viene ricoverata.
Narrare al plurale è un segno distintivo dell’autrice americana, fin dal romanzo Venivamo tutte per mare, in cui l’intera storia è raccontata in maniera corale. Quello che potrebbe risultare impersonale diventa invece un elemento tenero tra le mani di un’abile scrittrice che evoca elegantemente tante voci per parlare al lettore.

In un potente crescendo emotivo il racconto della storia di Alice è affidato alle parole della figlia, che fa un monologo in cui ogni paragrafo inizia con “Ricorda in terza persona singolare.

I temi toccati da Nuoto libero sono molteplici – amore, emigrazione, incontri casuali – ma vengono toccati con delicatezza, quasi sfiorati e ciò che ci rimane è una sensazione più che una consapevolezza di averne carpito il senso profondo.

Al centro del racconto lucido e a tratti tenero c’è la malattia; con la  metafora della crepa, l’autrice rende splendidamente quanto una patologia come quella che affligge Alice possa essere subdola e impedire di nuotare liberamente e allontanando da sé persino chi ama.
Bello.

un libro per chi: vuole vedere attraverso uno sguardo originale le cose che cambiano e invecchiano

autrice: Julie Otsuka
titolo: Nuoto libero
traduzione: Silvia Pareschi
editore: Bollati Boringhieri
pagg. 140
€ 16

Chi ha scritto questo post?

Marchignola (marchigiana+romagnola), vive al mare, che ama in tutte le stagioni.
Per quasi vent'anni è stata libraia e ora, pur senza libreria, continua a pensare e agire da libraia: parla di libri, fotografa i libri che vorrebbe e quelli letti per ricordare di averli letti e continua a impilare libri su libri che forse un giorno leggerà.
Ama i gatti, i viaggi, la storia dell’arte, il cinema e il teatro, insomma, tutto ciò che racconti il mondo.
Crede fermamente nel potere delle storie e della condivisione, perché se la lettura è un atto solitario, i libri sono fatti apposta per creare connessioni. Non chiedetele di scegliere un libro preferito, potrebbe entrare in crisi, cambiando idea di continuo.

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