Articolo a cura di Metella Orazi.
Tornare a casa, pubblicato in Italia da NN editore, è il romanzo con cui Tom Lamont, pluripremiato giornalista britannico che scrive per The Guardian, The Observer e GQ America, fa il suo esordio nella narrativa.
Tornare a casa
Téo Erskine ha trent’anni, un appartamento ad Aldgate, vicino al quartiere finanziario di Londra che può permettersi grazie a un lavoro stabile; le sue radici, però, sono a Enfield, un sobborgo londinese che sente finalmente di aver abbandonato, non senza sensi di colpa.
È un ragazzo normale con una vita che comincia a prendere forma, separato da un certo numero di chilometri dallo stizzoso padre Vic, che è sempre più bisognoso di cure e vive solo nella vecchia casa di famiglia. Un tema, quello della cura verso i genitori anziani, che prende sempre più piede in una società in cui il tempo di vita si allunga.
Non era uno che restava impresso. Di statura media e poco atletico, nel mondo reale era più basso di quanto gli piacesse immaginare. Se il genio della lampada gli avesse mostrato il menu dei desideri, si sarebbe fatto aggiungere una quindicina di centimetri di altezza e avrebbe lasciato tutto il resto com’era. In foto non veniva male.
Quando Téo va dal padre per una visita, per fagli un po’ di spesa e vedere come sta, di solito ne approfitta e si concede un pizzico di giovinezza, incontrando gli amici che ancora abitano lì, bevendo qualcosa con loro e giocando a carte. Al centro della compagnia brilla l’amico d’infanzia Ben. con la sua energia, le sue idee da eterno adolescente e soprattutto con i suoi soldi.
Quando Téo era lontano da qui, quando andava al lavoro, mangiava cibo da asporto e guardava serie tv, questi amici di casa si riducevano ad una lontana voce corale in email e messaggi. Non erano importanti.
Lia, l’amore di gioventù di Téo, mai realizzato, è l’unica ragazza della vecchia comitiva; la donna cresce da sola un figlio piccolo, Joel, a cui Téo, pur di stare nell’orbita della ragazza dei suoi sogni, ha già fatto da baby-sitter; anzi, pur di restare in contatto con lei, le ha fatto promettere di rivolgersi sempre a lui quando è in città, per questo una sera al pub Lia chiede all’amico il favore di stare con il piccolo, affinché lei possa andare a godersi una maratona cinematografica.
Téo ovviamente accetta, cambiando così il corso prestabilito della sua vita.
Lia proprio quella sera si toglie la vita, lasciando il piccolo Joel completamente solo, perché non ha nessun parente che possa occuparsi di lui.
Con lui però c’è Téo e con lui rimane; infatti gli assistenti sociali gli chiedono di fargli da tutore, almeno temporaneamente, dato che proprio a lui la madre lo ha affidato prima di andarsene. Il giovane ha mille dubbi e altrettante titubanze, si domanda se sia un compito alla sua portata, ma sa che deve accettare.
Comincia così la convivenza con un bambino di pochi anni e inevitabilmente anche, di nuovo con il padre, presso il quale alloggia a Enfield.
Sybil, la nuova rabbina del quartiere, viene coinvolta e l’amico Ben, anche se con un approccio da fratello maggiore più che da figura di riferimento, dà una mano a suo modo.
La nuova situazione non è semplice come non lo sono la vicinanza eccessiva con un padre difficile, in declino fisico ma ancora molto invadente, e l’amicizia con Ben, ragazzo immaturo e molto diverso da Téo.
Dal passato riaffiorano rivalità e non detti con cui forse è giunto il momento di fare i conti.
La loro rivalità inchiodava il tempo al muro, cancellando la vera cronologia e riportando Ben e Téo all’età di dodici anni, sbarbati, con la voce acuta e immatura. Si sfidavano agli stessi giochi e ripetevano le stesse prese in giro e lamentele di quand’erano ragazzini.
Tornare a casa è un racconto delicato di legami maschili, la storia di un’amicizia tra ragazzi che ha diverse sfaccettature e cambia negli anni e a causa degli eventi.
Lamont con il tono immediato del parlato tratteggia una famiglia sui generis tutta al maschile, formatasi un po’ per caso, un po’ per forza, che crea giorno per giorno il proprio albero genealogico, fatto di sentimenti imprevisti e legami che si stringono anche senza che sia il sangue a sancirli.
La cura reciproca che i personaggi – così reali – si donano, è un bell’esempio di quanto poco contino i ruoli socialmente definiti a confronto con la volontà di esserci per gli altri.
La famiglia vera è quella che si sceglie, anche se lontana dai legami di sangue, e Tornare a casa sa raccontarlo con grazia ed efficacia.

un libro per chi: pensa che non tutto il male venga per nuocere
autore: Tom Lamont
titolo: Tornare a casa
traduzione: Antonio Matera
editore: NN editore
pagg. 333
€ 19