Donne che parlano di Miriam Toews

Donne che parlano di Miriam Toews

Da oggi in libreria, grazie a Marcos y Marcos, trovate questo romanzo sconvolgente.
Un libro che ci costringe a scendere dal piedistallo della ragione e a metterci in discussione.
Cosa faremmo noi donne contemporanee, se fossimo private della cultura, della libertà di pensiero e fossimo vittime di dogmi religiosi invalicabili, di fronte agli accadimenti raccontati da Miriam Toews in Donne che parlano?
È da giorni che ci penso e ancora non ho trovato la risposta.

Donne che parlano

Sarei coraggiosa come Ona, Salomé, Agata, Greta, Mejal, Mariche, Neitje e Autje?

Siamo in una comunità mennonita, in cui si parla il plautdietsch, un’arcaico tedesco ormai scomparso, e dove alle donne non è consentito andare a scuola per imparare a leggere e scrivere.
I capelli rigorosamente raccolti, gli abiti dimessi, la privazione di qualsiasi forma di vanità e orgoglio, sono questi i principi di base a cui le donne devono attenersi, senza mai dimenticare che devono essere mogli e madri, sempre e soltanto pronte ad accudire mariti e figli, senza alcuna altra velleità di vita.

Cosa è accaduto a queste donne? Perché si sono riunite in un fienile per discutere animatamente?
Sono state ripetutamente stuprate per anni, nel cuore della notte, dopo essere state drogate con uno spray a base di Belladonna.
Bambine di tre anni seviziate più volte e infettate con malattie veneree, donne adulte violentate dai fratelli e costrette a partorire bambini prematuri praticamente morti.
Questi sono solo alcuni esempi degli indicibili orrori che leggiamo nel romanzo della Toews, fatti ispirati a episodi realmente accaduti in Bolivia, pochi anni fa.
Senza filtro alcuno, senza inutili giri di parole.
La verità sbattuta in faccia, perché queste donne non hanno alcun motivo di nascondersi e di occultare l’orrore di ciò che hanno subito.

Dal 2005, quasi ogni ragazza o donna è stata stuprata da quelli che nella colonia molti credevano essere fantasmi, o Satana, presumibilmente quale punizione per i loro peccati. Le violenze avevano luogo di notte. Mentre le famiglie dormivano, le ragazze e le donne venivano rese incoscienti con uno spray anestetico che si usa per il bestiame, ricavato dalla pianta di belladonna. L’indomani si svegliavano doloranti, stordite e spesso sanguinanti, e non capivano il perché. Ultimamente è venuto fuori che gli otto demoni responsabili degli stupri erano uomini di Molotschna in carne e ossa parecchi, dei quali sono parenti stretti – fratelli, cugini, zii, nipoti – delle vittime.

Ona, Salomé, Agata, Greta, Mejal, Mariche, Neitje e Autje, diversamente da altre vittime che resteranno in silenzio, probabilmente a subire ancora le stesse violenze, hanno già deciso che dovranno fare qualcosa.
Ma cosa?

Non dobbiamo essere perdonate dagli uomini di Dio, urla, per aver protetto i nostri figli delle azioni perverse di uomini malvagi che spesso sono gli stessi identici uomini a cui dovremmo chiedere perdono. Se Dio è amorevole sarà Lui a perdonarci. Se Dio è vendicativo, allora ci ha create a sua immagine e somiglianza. Se Dio è onnipotente, allora perché non ha protetto le donne le ragazze di Molotschna?

Ecco perché le donne parlano.
Il tempo stringe, devono decidere in fretta se andarsene o se restare e lottare contro la crudele misoginia della loro comunità.
Andarsene verso un mondo di cui non hanno alcuna cognizione, abbandonando le poche certezze di un’esistenza ignorante, oppure restare e cercare di cambiare gli uomini e il loro modo di trattarle come una proprietà, né più né meno degli animali che allevano.
A far loro da spalla in queste lunghe discussioni, c’è un uomo. Un uomo diverso dagli altri, un uomo che da giovane era stato allontanato dalla comunità per poi tornarci da adulto, in preda a una crisi d’identità.
Un uomo, August Epp, che ama la bizzarra Ona, senza avere alcuna speranza di un futuro insieme ma pronto a tutto pur di vederla sorridere.
Un uomo che si mette in ascolto e si trasforma in parte della loro coscienza.

Agata prende la mano di Ona che prende la mano di Salomè che prende la mano di Mejal che prende la mano di Neitje che prende la mano di Autje che prende la mano di Mariche che prende la mano di Greta che prende la mano di Agata.
Le donne mi guardano.
Agata molla la mano di Greta e prende la mia e io poso la penna e prendo quella di Greta, cercando di non schiacciarle le nocche gonfie.

Donne che parlano è un romanzo doloroso e penetrante, un pugno nello stomaco violento che costringe il lettore a esercitare il non giudizio e a mettersi nei panni delle vittime.
Sarebbe facile per tutti noi, abituati alle nostre libertà, alzarci in piedi e muoverci con rabbia verso la giustizia.
Le donne di Molotschna, invece, nel loro confrontarsi, bisticciare e aprirsi ci insegnano il significato profondo del vero coraggio.
Il coraggio di voler essere qualcosa di più di un pezzo di carne da insudiciare con sangue, sperma e merda.
La temerarietà di cambiare, per essere finalmente vive.
Bellissimo e commovente.

Donne che parlano di Miriam Toews

un libro per chi: sa ascoltare

autore: Miriam Toews
titolo: Donne che parlano
traduzione: Maurizia Balmelli
editore: Marcos y Marcos
pagg. 253
€ 18

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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