Indietro non si torna di Shulem Deen

Sulla copertina di Indietro non si torna di Shulem Deen ci sono dei profili sfocati di ebrei ortodossi che indossano un cappello e hanno la tipica barba lunga

Articolo a cura di Metella Orazi.

Indietro non si torna, pubblicato da Enrico Damiani Editore, è un interessante memoir sulla vita chassidica e l’espulsione dalla comunità religiosa dello stesso autore, Shulem Deen.

Indietro non si torna

Shulem appartiene agli Skver una comunità ebraica ortodossa di New York, dove è nato e vive.
Qui le regole e i dettami sono ferrei e non c’è scambio con il mondo esterno, che è percepito come luogo di perdizione, da evitare quanto più possibile.

A soli diciotto anni Shulem è spinto a prendere moglie e senza alcuna pulsione emotiva o qualsivoglia sentimento amoroso sottostà alla regola che lo conforma come marito in uno dei tanti matrimoni combinati della setta.

Ricordo una delle prime volte in cui mi posi domande che non potevo rivolgere a nessuno. Non riguardavano la fede ma questioni banali, a proposito della ragazza propostami in matrimonio. Quello che volevo chiedere era innanzi tutto: È carina? È intelligente? Gradevole? E se non lo è, posso dire di no?

Nel matrimonio – più simile a un patto tra soci che a un’unione sentimentale – nascono cinque figli in pochi anni e Shulem si ritrova a dover sostenere tutto il peso economico senza avere neppure un vero impiego o delle qualifiche che possano farglielo ottenere.

Il concetto dell’amore per mia moglie non mi era mai passato per la testa. Il matrimonio era un dovere, nulla più. Fingere che fosse diverso sembrava ridicolo.

La ricerca di un lavoro che permetta una vita dignitosa alla sua ormai numerosa famiglia lo porta fuori dai ristretti confini della comunità e l’apertura verso la modernità lo conduce a delle piccole trasgressioni: accende la radio, va in biblioteca e in fine scopre il web e accede ad internet.

L’obiettivo è una ghettizzazione autoimposta. Una lingua e un modo di vestire differenti riducono al minimo le interazioni con l’esterno e mantengono la separazione con la maggioranza del mondo. Limitazioni dell’educazione laica e delle conoscenze esterne tengono a distanza le idee estranee. Il divieto di accedere ai media e ai divertimenti comuni allontana la tentazione. Così i chassidim si sono risparmiati le calamità della modernità.

Un mondo del tutto nuovo si rivela a Shulem e lo spinge a interrogarsi; ogni domanda, ogni riflessione rappresenta un passo in più lontano dalla fede.

Quando la comunità lo condanna all’eresia per lui si apre una difficile fase di lotta per non perdere i figli pur mantenendo la consapevolezza di non essere più parte di quell’ambiente, di non poter continuare a fingere una religiosità che non sente.

Shulem è un apikoros e il suo essere scettico gli fa rintracciare segni dell’intervento umano piuttosto che divino nella Bibbia ebraica, e questa lucidità di visione lo condanna definitivamente all’isolamento.

Avevo cercato di negarlo per molto tempo. Un semplice peccatore ha delle speranze. Un israelita, anche se ha peccato, resta comunque un israelita, così dice il Talmud. Ma un eretico è perso per sempre. Quanti vanno via non fanno ritorno. Il rotolo del Torah deve essere bruciato, lui non deve essere più annoverato in un gruppo di preghiera, il suo cibo non va considerato kosher, non gli va reso ciò che ha perso, non può testimoniare in tribunale. Vaga solo per sempre come un emarginato, non appartiene più alla sua gente né a nessun altro popolo.

Deen scrive in maniera chiara una storia complessa che contiene al suo interno scelte dolorose ma che viste con gli occhi di chi vive al di fuori sono necessarie.

È estremamente affascinante accedere attraverso gli occhi di chi ha vissuto da protagonista l’esperienza di fare parte di gruppo religioso super conservatore, perché permette di avere una piccola chiave di interpretazione su riti, rigidità e contraddizioni che nel 2023, fatichiamo persino a concepire.

La storia narrata in prima persona risulta come un racconto del passato, di un mondo in cui non si può sposare chi si vuole, vestire come si vuole, mangiare ciò che si desidera. Leggiamo il resoconto di un uomo che ha messo in dubbio la sua fede e fatto un salto nel vuoto. Ciò che accade è estraniante, sembra fiction, quando invece cruda realtà per coloro che ancora vivono all’interno della comunità.
In Indietro non si torna la vita che conduce Shulem appare irreale perché lontanissima dalla nostra quotidianità, ma grazie a questo libro anche per noi può diventare accessibile.

un libro per chi: ama le storie di chi si ribella e mette in discussione lo status quo

autore: Shulem Deen
titolo: Indietro non si torna
traduzione: Laura Guidetti
editore: Enrico Damiani Editore
pagg. 349
€ 18

Chi ha scritto questo post?

Marchignola (marchigiana+romagnola), vive al mare, che ama in tutte le stagioni.
Per quasi vent'anni è stata libraia e ora, pur senza libreria, continua a pensare e agire da libraia: parla di libri, fotografa i libri che vorrebbe e quelli letti per ricordare di averli letti e continua a impilare libri su libri che forse un giorno leggerà.
Ama i gatti, i viaggi, la storia dell’arte, il cinema e il teatro, insomma, tutto ciò che racconti il mondo.
Crede fermamente nel potere delle storie e della condivisione, perché se la lettura è un atto solitario, i libri sono fatti apposta per creare connessioni. Non chiedetele di scegliere un libro preferito, potrebbe entrare in crisi, cambiando idea di continuo.

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