Non dire gatto di Cinzia Bomoll

Sulla copertina di Non dire gatto di Cinzia Bomoll c'è il disegno stilizzato di un grande gatto nero, sui cui si apre una porta illuminata da cui si intravede un altro gatto nero

Chi aveva apprezzato La ragazza che non c’era sarà felice di ritrovare la tormentata ispettrice di Polizia Nives Bonora e la nebbia ferrarese in Non dire gatto, il secondo romanzo che Cinzia Bomoll ha appena pubblicato con Ponte alle Grazie.

Non dire gatto

ATTENZIONE! IL ROMANZO CONTIENE ALCUNI PASSAGGI CHE POTREBBERO URTARE CHI È PARTICOLARMENTE SENSIBILE ALLA VIOLENZA SUGLI ANIMALI.

Avevamo lasciato Nives dopo la risoluzione di un caso importante e divisa tra la complicata passione per il suo capo, il commissario Brandi, e una tenera attrazione per il collega della scientifica Pizzi.

Proprio quest’ultimo viene ferito gravemente da un’arma da fuoco ed è la stessa Nives a salvarlo da morte certa, intervenendo tempestivamente prima dell’arrivo dell’ambulanza.

Questo suo coinvolgimento in prima linea la fa però escludere dalle indagini ufficiali; il commissario Brandi, sospettando una relazione tra i due poliziotti, non ritiene che Bonora possa essere abbastanza lucida da poter indagare su quanto accaduto e scoprire il colpevole dell’attentato.

Una cosa era certa: se anche aveva avuto qualche speranza, supplicandolo, di essere reinserita nella squadra di indagine, ora era andata in fumo. Si meravigliò di come la faccenda risultasse stimolante anziché tragica. Aveva anche la scusa di non avere alternative.

Nives deve quindi arrangiarsi, forte del fatto di avere qualche indizio in più della Polizia, a partire da una telefonata che Pizzi ha ricevuto dalla sorella diciassettenne Delcisa poco prima di essere ferito.
Decide quindi di incontrare la ragazza, bloccata in sedia a rotelle da anni perché vittima di un incidente stradale, e di scavare nel torbido e sconvolgente mistero che pian piano emerge.

Non sono quindi solo leggende o voci di paese quelle che girano attorno a Tresigallo, la cosiddetta “città metafisica” a metà strada tra Ferrara e le Valli di Comacchio, nota per essere stata interamente ricostruita durante il Fascismo per diventare un punto di riferimento di una certa architettura.
C’è qualcosa, anzi qualcuno, che si approfitta di persone fragili e in difficoltà e le inizia a riti terrificanti; l’indicibile orrore che si nasconde a Villa Mensa sarà traumatico anche per Nives.

Argenta scansò una lacrima. È con gli esseri più puri e incantevoli che se la prendono. È sempre così. Li spaventa la loro perfezione. Sai, durante la guerra succedevano delle cose… Mia madre me le raccontava. All’epoca sembrava tutto normale, ora mi paiono orribili… No! non guardarmi con quell’aria interrogativa, tanto adesso non ho voglia di parlarne.

L’inquieta Nives Bonora è sola ad affrontare una verità da incubo, e mentre mette a rischio la sua stessa vita qualcuno del suo passato torna a farle visita.
Ancora una volta Bomoll punta il faro sul sessismo, sul patriarcato e sulla misoginia, non solo presente nelle forze dell’ordine ma nell’intera società, che tende a considerare l’emotività e la sensibilità femminile come punti a sfavore e debolezze.

Per quanto Ferrara fosse una città aperta, contaminata dal resto di un Emilia evoluta, lei si era ritrovata in una Questura che era una roccaforte. Forse perché i colleghi uomini avevano a che fare con donne emancipate altrove, lì dentro si erano coalizzati. Nives aveva pensato di chiedere un trasferimento, magari a Bologna o a Modena, dove conosceva colleghe entusiaste, ma il suo carattere, abituato a scontrarsi con la vita più che a facilitarla, le aveva imposto di rimanere lì a combattere ogni giorno con la misoginia. Non voleva fare come sua madre. Scappare via e basta.

Complice l’atmosfera lattiginosa e sospesa della Bassa Ferrarese, questa nuova avventura di Nives Bonora che tende all’orrore incolla i lettori e le lettrici alle pagine, verso un finale ancora una volta aperto, che ci fa quindi sperare in una prossima futura uscita.

Anche questa volta, però, c’è da sottolineare che il testo riporta parecchi errori, come se non fosse stata fatta la necessaria rilettura finale.
Ed è un vero peccato, perché Nives Bonora è un personaggio che merita davvero molta più attenzione.

Sulla copertina di Non dire gatto di Cinzia Bomoll c'è il disegno stilizzato di un grande gatto nero, sui cui si apre una porta illuminata da cui si intravede un altro gatto nero

un libro per chi: prova una forte e morbosa curiosità per le sette

autrice: Cinzia Bomoll
titolo: Non dire gatto
editore: Ponte alle Grazie
pagg. 314
€ 18

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *