L’amore altrove di Cynthia Collu

L'amore altrove di Cynthia Collu

L’amore altrove. Il nuovo romanzo di Cynthia Collu – pubblicato da Dea Planeta – è tutto nel suo titolo, breve ma assolutamente evocativo.
Dov’è l’amore in questa storia di violenza familiare? Può esistere davvero per chi ha subito abusi nell’infanzia? E se esiste, può curare i graffi nell’anima di chi non ha potuto essere bambino?

L’amore altrove

Sono queste le prime riflessioni che nascono nel lettore dopo aver conosciuto Licia, sorella maggiore di Giada, figlia di Amanda e Luca.

Siamo nella periferia di Milano, quella che viene temuta e considerata brutta e pericolosa, un Bronx nel quale il destino di tutti è già segnato.
È il 1992 e Licia è poco più che un’adolescente fintamente padrona del proprio corpo, che dona sfacciatamente e senza remore a ragazzini e adulti.
Per lei la verginità non è mai stata un valore, lo confessa con rassegnazione anche all’immagine di Sant’Agnese dipinta sulla facciata della chiesa del quartiere.

L’illibatezza non può essere un valore per una ragazzina che ha violentemente sbattuto contro il sesso, abusata da un padre violento e alcolizzato.

Mi diceva che ero una bambina cattiva perché non gli volevo più bene, e che meritavo un sacco di sculacciate. Mi diceva che avrebbe fatto del male alla mamma, che avrebbe bruciato la casa con lei dentro. Una volta mi ha mostrato la pistola. Altre volte invece diventava supplice, mi ripeteva che mi amava, che voleva solo farmi felice. Poi era sempre arrabbiato, perché non gli avevo fatto quello che voleva lui. Così spesso ho preferito accontentarlo. Dopo si raccomandava sempre di non dire niente a nessuno, altrimenti ti possono portare via dalla mamma, diceva, oppure mandano via me di casa, e allora cosa fareste tu e mamma e Giada senza papà? Come vivreste? Vuoi che la polizia mi metta in galera? Vuoi far questo al tuo papà?

Licia è cresciuta così, in apnea per i movimenti del padre, pronto a esplodere di rabbia da un momento all’altro, capace di fare male non solo ad Amanda, moglie e madre dal corpo ingombrante e sgraziato, ma anche a Giada, la più piccola della famiglia, l’unica che apparentemente reagisca in maniera normale a tutto il male che la circonda.

C’incrociamo e ci scambiamo uno sguardo, con questo sguardo ci capiamo, Scusami, Scusami tu, siamo entrambe imbarazzate na poi ci passa un sorriso negli occhi, T’arrendi? T’arrendi?, e di nuovo siamo complici, finché ci sarà questa luce negli occhi lo saremo sempre, ecco che mi scivola di fianco silenziosa ed entra in cucina, guarda papà e il suo sguardo cambia, diventa inespressivo, o forse esprime solo indolenza, o anche la noia di avere a che fare con lui.

Perché Amanda non difende le proprie figlie? Cosa c’è di sbagliato in quel donnone perso nel proprio mondo, che sparisce per ore e scava nella spazzatura, cercando giocattoli rotti da curare? Che segreto nasconde questa madre dall’animo fanciullesco, che mette a soqquadro la casa, cercando le ali di un angelo?

Ci sposammo che io ero al settimo mese, la pancia neanche si vedeva. Indossavo un vestito di raso bianco, lungo sino ai piedi, nel quale avevo continuamente il terrore d’incespicare. L’aveva scelto Luca. Mentre avanzavo verso l’altare pensai che avesse scelto quel modello per punirmi della mia ribellione, per essermi impuntata a tenere il figlio, ma la musica e i fiore mi distrassero, e non ci pensai più.

Licia veglia sulla sorella e si prende amorevolmente cura della madre, non certo senza sofferenza per le bizzarrie di quest’ultima, che la fanno additare dai vicini come una pazza, che non le danno mai la possibilità di essere davvero figlia e di lasciarsi accudire.
Che non le consentono di chiedere aiuto.

Mi chiedo se dovevo raccontare a mamma di papà. Ma ho sempre temuto che non capisse, oppure mi rispondesse con uno dei suoi discorsi strampalati. Non avrei sopportato di vederla ridere o battere le mani. E se anche avesse capito, che avrebbe potuto fare? Sono io che devo proteggerla. Lei è grande e grossa, ma incapace di difendersi.

Nella lunga giornata che scorre tra le pagine, emergono traumi del passato e segreti capaci di cambiare il corso della storia.
Con una scrittura chirurgica, calibrata in ogni singola parola eppure evocativa al punto da rendere immagine la violenza più cruda, Cynthia Collu racconta con straordinaria sensibilità e senza giudizio alcuno la terribile storia di una famiglia in cui tutti i carnefici sono stati vittime e in cui le vittime, a loro volta, si trasformano in giustizieri.
Perché nessuno di noi è immune al dolore e ognuno di noi reagisce ad esso diversamente.

L’amore altrove è un romanzo bellissimo, struggente, magnificamente scritto, che non giustifica ma perdona, che indaga ma non sentenzia.
Da leggere.

L'amore altrove di Cynthia Collu

un libro per chi: non ha paura delle fragilità umane

autore: Cynthia Collu
titolo: L’amore altrove
editore: Dea Planeta
pagg. 319
€ 16

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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