La tragedia di Brady Sims di Ernest J. Gaines

La tragedia di Brady Sims di Ernest J. Gaines

È davvero un piccolo gioiello di narrazione La tragedia di Brady Sims, ultimo romanzo di Ernest J. Gaines, autore ancora troppo sconosciuto in Italia e qui pubblicato da Mattioli 1885.
Scomparso nel 2019, dopo un’intera vita trascorsa in Louisiana, Gaines è stato uno dei pilastri della letteratura americana e afroamericana, e fu meritatamente candidato più volte al Premio Pulitzer.

La tragedia di Brady Sims

Louisiana, probabilmente sul finire degli anni 70.
Al termine del processo che ha condannato a morte un giovane afroamericano, reo di aver tentato una rapina finita in tragedia, un anziano uomo si alza dalla sedia e spara al ragazzo.
Quell’uomo è Brady Sims e il condannato, ora vittima, era suo figlio Jean Pierre.

In un’aula di tribunale sconvolta e atterrita da quanto è appena accaduto, c’è un testimone particolare: è Louis Guerin, giovane reporter del settimanale locale, che ha assistito alla scena e ha anche sentito il vecchio Brady chiedere due ore di tempo ai due agenti che stavano scortando il figlio in prigione, prima del brutale assassinio.
Due ore di tempo necessarie a fare cosa?
Brady Sims poi si farà arrestare?

“Che razza di cose dovrebbe mettere a posto il vecchio Brady?” chiese uno degli uomini seduti contro il muro. “Forse deve finire quella fossa?” Disse Jack Shine. Jack Shine era un uomo alto e dalla pelle scura, quasi sulla settantina. Si guadagnava da vivere cacciando e pescando e vendendo quello che catturava in un negozio a Bayonne. “Era finita” disse Joe Butler. “Sono tornato il giorno dopo.”

Il bianco sceriffo Mapes, amico e compagno di caccia di Brady, accorre sul posto, così come Ambrose Abe Cunningham, direttore della rivista in cui lavora Louis.
Nessuno dei due è davvero stupito del gesto compiuto dal vecchio.
Nessun padre afroamericano vorrebbe vedere il proprio figlio spegnersi in prigione e morire fritto da una sedia elettrica azionata dai bianchi.
Poi, Brady Sims ha sempre avuto un’indole violenta, spesso camuffata da buone intenzioni.

Non molto tempo dopo che Eula prese i bambini e lo lasciò, iniziò a uscire con Mika Leblanc di Chenal. Era come uscire con una tigre. Lui la schiaffeggiava, lei rispondeva con un pugno. Lui la colpiva con un pugno, lei con un pezzo di legno da stufa. Avanti e indietro, avanti e indietro, finché anche lei non se n’è andata. Poi c’è stata Lettie White, una piccola donna creola di Livonia. È rimasta con Brady circa sei mesi, poi è tornata dai suoi. A quel punto, c’è stata Betty Mae.

È a lui, infatti, che si rivolgevano gli anziani del paese – nonni e zii a cui erano stati lasciati i nipoti, mentre i figli erano in guerra o in California a cercare lavoro – per raddrizzare i ragazzini più turbolenti.
E Brady non s’era mai tirato indietro di fronte a quel dovere, armato di cinghia e ostinazione.
Il vecchio Brady ha sempre fatto quel che andava fatto.

Un branco di avvoltoi: guardali. Guardali e basta. Se uno di loro mi metto un microfono o una macchina fotografica in faccia, lo sbatto in prigione, ci puoi giurare. Guardali, pensi che a loro importi? Sono solo un branco di avvoltoi. Per loro è “solo un altro vecchio negro a cui ha dato di volta il cervello”. È così che la vedono: “solo un altro vecchio negro che ha perso la testa.” Suppongo che saranno il doppio quando farò ritorno. Non vedono l’ora di vederlo in manette.

Ogni fatto è subito rivelato, qui non c’è alcun mistero da svelare, se non per chi non ha mai letto e visto nulla del sud degli Stati Uniti.
Ernest J. Gaines punta tutto sulla caratterizzazione dei suoi personaggi, sul saper maneggiare magistralmente la scrittura, tratteggiando in poche righe, cristalline e penetranti, il senso di una comunità del sud e l’atmosfera che si respira in quei luoghi.
Ed è davvero una tragedia quella di Brady, con afflati di antichità (il coro, qui composto da un gruppo di uomini in attesa dal barbiere, intenti a raccontarsi la storia di Brady) e con la contemporaneità di un mondo che sbatte il mostro in prima pagina, senza scavare oltre la superficie.
Un vero capolavoro, assolutamente da recuperare.

La tragedia di Brady Sims di Ernest J. Gaines

un libro per chi: cerca sempre di comprendere cosa significhi essere nero

autore: Ernest J. Gaines
titolo: La tragedia di Brady Sims
traduzione: Nicola Manuppelli
editore: Mattioli 1885
pagg. 112
€ 14

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

(2) Commenti

  1. paola dice:

    Questo libro deve essere veramente intrigante, ma mi sembra di capire che più che la storia conti la scrittura. Fra l’altro il traduttore, Nicola Manuppelli, è anche l’autore di Roma, di cui abbiamo parlato non tanto tempo fa. Per cui, due volte bello!

    1. In realtà anche la storia è assolutamente importante, così come il tema del razzismo e dell’integrazione, che sono alla base delle opere di Gaines.
      La scrittura, poi, in aggiunta a tutto questo, fa del romanzo una vera perla letteraria. Di Gaines vorrò leggere molto altro!

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