Swing low di Miriam Toews

Swing low di Miriam Toews

C’è sempre qualcosa di incredibilmente lieve nella scrittura di Miriam Toews, anche quando ci racconta di abusi, sofferenze e malattie mentali.
Un tocco speciale che si ripete in Swing Low, ultimo romanzo pubblicato in Italia da Marcos y Marcos ma scritto nel 2000 come omaggio al fragile padre.

Swing low

È un papà speciale Mel.
Un papà che già da ragazzino veniva considerato strano e perso nel proprio mondo. Un bambino poco amato da una madre alcolizzata e da un padre perduto nell’infelice sopportazione di una moglie così malata e difficile.
Mel è un fratello maggiore che può solo sopportare silenziosamente tutte le attenzioni rivolte al più piccolo Reg, nato per colmare il vuoto di una feroce perdita.

Da bambino mi sentivo la responsabilità di essere qualcuno che non procurasse altro dolore ai miei genitori. Pensavo di essere in grado di controllare la tristezza silenziosa di mio padre e l’alcolismo di mia madre evitando d’infliggere alle loro vite ulteriori patimenti.

Con queste premesse non ci sono certo le basi per una scontata felicità.
Non ci sarebbero per chiunque, figuriamoci per un ragazzo che vive in una chiusa comunità mennonita negli anni 50!
Così a diciassette anni per Mel arrivano una diagnosi di psicosi maniaco-depressiva e una montagna di farmaci per tirare avanti senza fare troppi danni nel mondo.

Ma Mel è un uomo straordinario, conscio dei suoi difetti ma determinato a far valere i suoi pregi: ama studiare, leggere le vite de grandi personaggi del passato, da cui trarre ispirazione per dare un senso alla propria vita.
E il senso della vita per Mel è insegnare.
Stare davanti agli studenti e cercare di tirarne fuori il meglio, preparandoli a restare in un questo mondo immenso e imperfetto.

Volevo smetterla di guardarmi l’ombelico, andare dallo psichiatra e farmi ossessionare dal passato. Volevo diventare più simile ai miei cognati, più mondano, più spigliato. Volevo realizzare cose, creare cose, farmi un nome. Volevo diventare spensierato come Elvira e saggio come la signora I.Q. Volevo stare bene. Volevo crescere. Volevo smetterla di vergognarmi per ogni minima cosa.

Nella sua vita poi c’è Elvira, la donna che ama da sempre.
Mai Mel avrebbe creduto di poter stare con una ragazza così entusiasta e brillante, così spontanea e loquace, desiderosa di tuffarsi nella vita senza alcun tipo di remora.
Elvira è il suo faro nell’oscurità della mente, l’argano a motore che lo solleva ogni volta che arriva un crollo.
Mel ed Elvira da giovani erano “pieni di meraviglia. Ripieni di meraviglia. Involtini di meraviglia”.

Da loro amore nascono Marjorie e Miriam, così diverse tra loro, così amate da Mel ma tenute sempre a distanza per via di quella sua incapacità di parlare, di raccontarsi, di essere un uomo e un padre normale.

Per un uomo che ama le parole, perché non riesco a parlare? Perché non parlo? Di cosa dovrei parlare? Di me? È probabile che non abbia detto le cose giuste, o comunque le cose che aiuterebbero a spiegare chi sono. Non ho parlato di me. È ingenerosità o modestia? È una cosa buona o una cosa cattiva? Che cosa si ricava parlare di sé? C’è una ragione per farlo? Ho negato le parole per rabbia? E in tal caso, chi sto punendo con il mio silenzio? E perché? O è la Depressione che mi pianta in gola la sua perfida essenza bloccandomi l’eloquio? È rabbia, la depressione? E in tal caso, cosa mi fa arrabbiare? Può la rabbia generare uno scompenso chimico nel cervello (perché oggi tendenzialmente si ritiene che la depressione sia questo)? Uno parla (non è il mio caso) al proprio psichiatra per cinquanta minuti circa, dopodiché gli viene prescritto un farmaco che, con un po’ di fortuna, renderà tutte le parole, le parole di tristezza e disperazione, superflue.

Miriam Toews con questo romanzo dolcissimo e commovente, illuminato da ampi sprazzi di ironia e comicità, racimola tutti i ricordi accantonati nel tempo e dà voce a quell’uomo e padre strampalato e imperfetto, gonfio di un amore sincero ma inesprimibile.
Nelle infinite passeggiate di Mel, nel suo coltivare i fiori con ammirevole pervicacia, nei suoi studi maniacali per imparare a essere un uomo migliore, traspare con spudorata schiettezza la fatica della malattia mentale e, allo stesso tempo, la tenacia di chi ha tentato di non arrendersi mai a una sentenza così condizionante, a uno stigma che quasi sempre equivale a solitudine e oblio.

Con Swing Low l’autrice canadese regala la dovuta immortalità a un uomo che è stato un geniale insegnante per tanti bambini e ragazzi e che oggi, dopo aver colpito al cuore quelli di buona parte del mondo, può insegnare anche ai lettori italiani che per quanto tutto possa essere difficile, se non a volte addirittura impossibile, un tentativo d’inseguire il forte richiamo della vita andrà pur sempre fatto.

Swing low di Miriam Toews

un libro per chi: ha ancora tante cose da capire sulla depressione

autore: Miriam Toews
titolo: Swing low
traduzione: Maurizia Balmelli
editore: Marcos y Marcos
pagg. 265
€ 18

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

(2) Commenti

  1. Bruna Rancan dice:

    Mi piacciono le tue recensioni e, quando leggo un libro, cerco sempre il tuo commento. Grazie cisi

    1. Grazie Bruna, mi rendi molto orgogliosa!

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