Café Royal di Marco Balzano

Café Royal di Marco Balzano

Café Royal, il nuovo libro di Marco Balzano pubblicato da Einaudi, è in verità un bel film francese sull’arte dell’incontro, su quel filo sottile che ci lega tutti e che ci muove come burattini su quel palco che chiamiamo vita.

Café Royal

È come trovarsi davanti alle immagini di un film, tanto è capace Balzano di farci entrare nelle storie dei frequentatori del Café di via Marghera a Milano, un quartiere di borghesi e benestanti in cui anche il lockdown arrivato a causa della pandemia da Covid-19 assume apparentemente altri tratti rispetto alla periferia.
Vediamo i volti dei protagonisti dei racconti, sentiamo le loro voci, riusciamo persino a scorgere l’odore del caffé e del prosecco, perché al Café Royal, fin dalle prime pagine, ci siamo anche noi.

È con Federico il medico di base, protagonista del racconto introduttivo, che ripiombiamo nei primi mesi della pandemia, quando il panico, la paura, la disorganizzazione e forse pure un pizzico di ignavia ci hanno costretti a prendere atto dell’enorme difficoltà del prendersi cura e del farsi curare.

Mi guardo attorno come se fossi in un posto che non riconosco. L’armadio è pieno di farmaci che mi lasciano i rappresentanti, potrei regalarli ma non lo faccio mai. Alcuni saranno scaduti. Il rotolo della carta che ricopre il lettino delle visite non lo muovo da mesi. Sopra si è formato un velo di polvere. Mi ci sdraio per riprendere fiato, guardo la mia pancia che si gonfia e si ritira al ritmo agitato del respiro. La luce al neon mi fa chiudere gli occhi. Resto così non so per quanto tempo.

Al Café Royal va poi in scena un girotondo che provoca qualche vertigine e il cui intreccio appare chiaro solo alla fine della lettura, mettendo in relazione le storie di ogni avventore.
È la conferma della teoria dei sei gradi di separazione, che ci vede tutti collegati, anche se ci pare d’essere, soprattutto in una grande città come Milano, circondati da sconosciuti, da gente con cui mai penseremmo di avere un legame.

C’è Gabriele a cui la solitudine del lockdown dà alla testa, facendo battere il cuore per un vicino; c’è Betti, che in via Marghera ha cresciuto tre figli e che oggi si sente sola sotto l’occhio della tecnologia che dovrebbe sostituire lo sguardo premuroso di chi è troppo lontano; c’è Serena che ha paura d’invecchiare ma non ha nemmeno il coraggio di restare giovane, mentre sua figlia Noemi la osserva e la giudica; ci sono Veronica e Luca, che mettono i piedi fuori dai propri matrimoni per inciampare verso qualcosa di nuovo.

A dire il vero non sa cosa aspettarsi e non è affatto sicuro di volersi infrattare da qualche parte. Sesso con un’altra non ne fa da prima del matrimonio. Inoltre lui e sua moglie, a ben pensarci, s’intendono ancora: hanno imparato a chiedere e prendersi quello che desiderano e dormire di schiena non è un problema per nessuno dei due. Adesso che ha una vera occasione non sa cosa gli susciterebbe un altro fiato, un altro odore, un’altra nudità. Basta poco per eccitarsi da soli, ma quando un corpo ci sta davanti con la sua fame e i suoi difetti?

È variegata ma familiare l’umanità che ci racconta Balzano; basta guardarsi attorno, aprendo occhi, orecchie e cuore, per capire quanta verità ci sia in ogni parola, in ogni personaggio, in ogni passato che qui è trauma o sprone, voragine del presente o trampolino verso il futuro.
Per questo è così facile immedesimarsi, arrabbiarsi, soffrire e commuoversi in questo angolo di mondo, crocevia di progetti andati in fumo, di sogni infranti, di buoni propositi e di piccoli passi, scommesse che valgono tutto.

Così è diventato suo marito, un avvocato che non si toglie la toga neanche in casa. Uno che vive il suo lavoro come unico compito da adempiere: tutto il resto non lo tocca, perché il resto non esiste. Anche quando escono assieme ad altre coppie Manuel se ne sta in disparte, è taciturno e ascolta le conversazioni con un’aria giudicante che non ammette di avere. Durante le litigate Lisa gli rinfaccia quanto una volta fosse socievole e allegro, persino sboccato in un modo che la faceva ridere con le lacrime agli occhi, ma Manuel scuote le spalle. Non sembra pentito di essere cambiato.

Rimane un mistero – o forse è già un dogma vero e proprio? – come faccia Marco Balzano a capirci sempre così bene, noi, uomini e donne, ricchi e poveri, borghesi ed emarginati, soddisfatti e infelici.
In questo incrocio di vite su carta c’è pure la nostra.
Da leggere.

Café Royal di Marco Balzano

un libro per chi: quando è al bar si guarda attorno, immaginando le vite degli altri

autore: Marco Balzano
titolo: Café Royal
editore: Einaudi
pagg. 120
€ 14.50

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *