Cuori in piena di Alessio Torino

Cuori in piena di Alessio Torino

Articolo a cura di Metella Orazi.

Qual è l’eredità dei padri? Alessio Torino nel suo ultimo romanzo Cuori in piena, edito da Mondadori, racconta il passato di un gruppo di amici che riemerge nella storia dei figli.

Cuori in piena

Gli anni Ottanta stanno finendo e il giovane Corsi, viene portato dalla nonna a Pieve Lanterna, un borgo dell’Appennino umbro-marchigiano, per le vacanze estive. Da quando è nato, dodici anni fa, ogni estate la passa lì, lontano da Roma, città in cui si sono trasferiti i suoi genitori; negli anni in quel paesino di montagna ha stretto delle amicizie sulle quali contare e che lo accolgono sempre al suo arrivo.

Prima di ripartire per tornare in città il padre del ragazzino pretende da lui un giuramento solenne: mai tuffarsi alle Caldare.

Non era un tipo autoritario. Non aveva mai dato un pugno sul tavolo, mollato ceffoni e ordinato di stare zitto perché le cose si facevano come diceva lui, che ne può sapere un figlio. A quelle scene avevo assistito solo nelle case degli altri. Mio padre si rivolgeva a me con una forma di fiducia perenne, perché appunto, per quanto ancora relativamente sviluppata, avevo pur sempre una testa sulle spalle, una testa che ragionava sulle sue parole.

La richiesta del padre ha una motivazione precisa, perché l’estate precedente Andrea Gori si è tuffato nelle acque del Burano – un canyon con pozze meravigliose di acqua sempre fresca – e non è più risalito. Questa tragica morte, che ha travolto la famiglia di un vecchio amico, è più che sufficiente per vietare uno dei maggiori divertimenti degli adolescenti di Pieve Lanterna.

Corsi, che racconta in prima persona, giura al padre e intende mantenere la parola data, ma nasconde agli amici Giorgio e Achille che non potrà andare a fare i tuffi nel luogo preferito. Poco male, pensa, è comunque estate, ci sono le biciclette per scorrazzare in giro, le giostre per divertirsi, l’autoscontro e il calcinculo, lo zucchero filato e nuove conoscenze da fare con i turisti che non mancano mai, anche dall’estero. Dal Belgio arrivano infatti Federica e Cèline due ragazze carine e spigliate i cui nonni erano emigrati per trovare impiego in miniera. Con Cèline che non parla per niente l’italiano, sopraggiunge per Corsi anche il primo grande stravolgimento della vita.

Il mio primo amore ha una data di nascita precisa come quella di un essere umano. Anno, giorno, ora – a cui potrei aggiungere il minuto e il secondo.

Bret, il ragazzo delle giostre, sembra però altrettanto interessato a Cèline e questo crea degli schieramenti: da una parte Corsi e i suoi due amici, dall’altra lo straniero strafottente ma non del tutto libero di fare ciò che vuole per paura di creare problemi alla comunità a cui appartiene.

L’innamoramento non è l’unica emozione nuova per Corsi, perché a Pieve Lanterna incontra spesso Arcangelo Gori, che dopo la morte del figlio sembra aver perso la testa e dorme nei boschi, spesso ubriaco; il turbamento che ne deriva è acuito dal fatto che suo padre Sebastiano, amico d’infanzia, sembra essergli ancora legato, in maniera incomprensibile.

L’amicizia gioca un ruolo importante nella storia, sia quella tra Corsi, Giorgio e Achille, sia quella che lega i loro padri; allusioni e frasi dette tra i denti da chi è rimasto a vivere nel paese in cui è nato e chi se n’è andato a vivere nella grande città, tra chi resiste ancorato alle tradizioni e non perdona chi invece vuole dimenticare e andare avanti, fanno sì che ci siano tensioni che il mondo dei grandi riversa su quello degli adolescenti che cominciano a guardare i padri per quello che sono e non per il modello infallibile che fino a qualche tempo prima sembravano essere.

Il romanzo racconta con precisione il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, un tempo in cui i gesti bambini cominciano a imbarazzare e a riempire di malinconia.

Era un sorriso di gratitudine. Perché anche se non eravamo più bambini, ci eravamo appena casualmente tenuti la mano in questo mondo dove la paura è così grande che anche a scendere, scendere e scendere, non si tocca mai il fondale.

La lingua madre di Torino è precisa, impeccabile, fatta di soprannomi evocativi, ci riporta a ciò che conosciamo, ai ragazzini che siamo stati prima di capire come si possa diventare grandi.
Cuori in piena ha il passo dei classici moderni, nulla è fuori posto, dalle descrizioni del paesaggio che donano un particolare pathos alla storia, alla tridimensionalità dei personaggi che non sono né buoni né cattivi, ma profondamente umani.
Da leggere.

un libro per chi: ricorda quando da bambini si sentivano i discorsi sussurrati dai grandi e ci si immaginava tutto il resto

autore: Alessio Torino
titolo: Cuori in piena
editore: Mondadori
pagg. 330
€ 20

Chi ha scritto questo post?

Marchignola (marchigiana+romagnola), vive al mare, che ama in tutte le stagioni.
Per quasi vent'anni è stata libraia e ora, pur senza libreria, continua a pensare e agire da libraia: parla di libri, fotografa i libri che vorrebbe e quelli letti per ricordare di averli letti e continua a impilare libri su libri che forse un giorno leggerà.
Ama i gatti, i viaggi, la storia dell’arte, il cinema e il teatro, insomma, tutto ciò che racconti il mondo.
Crede fermamente nel potere delle storie e della condivisione, perché se la lettura è un atto solitario, i libri sono fatti apposta per creare connessioni. Non chiedetele di scegliere un libro preferito, potrebbe entrare in crisi, cambiando idea di continuo.

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