Come le lucciole di Francesca Pongiluppi, vincitore della quarta edizione del Premio LetteraFutura e pubblicato da Solferino, è un potente romanzo d’esordio che intreccia piani temporali e storici, fondendo la memoria personale con la grande Storia.
Come le lucciole
A Genova è la vigilia del G8 del 2001 e Sonia, politicamente attiva e fino a quel momento coinvolta nei gruppi dissidenti che manifesteranno contro il potere capitalista, annuncia ai compagni che deve prendersi qualche giorno per risolvere una faccenda personale.
Qualcosa del suo passato è tornato prepotentemente nella sua vita, risvegliando ricordi d’infanzia a cui è giunto il momento di dare la giusta importanza.
In Sonia esplode l’urgenza di ritrovare il passato, la necessità di dare in pasto qualcosa alla nostalgia; qualcosa che riempia i morsi dei vuoti che si porta dentro da sempre.
Sono partita la domenica, col traffico intenso dei vacanzieri che lasciavano Genova, e quello in senso contrario dei primi pullman di manifestanti che arrivavano in città. Ho con me poco bagaglio se non quello del rimprovero silenzioso di tutti i compagni. Solo il segretario del circolo mi ha scritto un sms: «Non me lo sarei mai aspettato, da te».
Neanch’io. Ma dovevo salire al paese.
Dovevo salutare Giannetto, in qualche modo.
Sonia è venuta a sapere della morte di Giannetto, un uomo che è stato per lei importante quando era bambina e trascorreva le estati nella casa delle vacanze che i nonni prendevano in affitto in un piccolo borgo dell’entroterra ligure.
Giannetto era il marito dell’amatissima Jolanda, donna libera e tenace, piena di vita e di fascino, dolcissima e affettuosa con Sonia, tanto da essere come una seconda madre per lei in quelle lunghe estati in cui l’innocenza della fanciullezza inizia a lasciare spazio ai dubbi dell’adolescenza.
Jolanda che da giovanissima, nella Libia colonizzata dai fascisti, era costretta a prostituirsi in una casa chiusa, ma che nonostante questo non aveva mai perso la purezza e la semplicità di una ragazza che credeva nella possibilità di una vita migliore.
Non c’è traccia di rancore. Jolanda non era diventata quel che le avevano fatto. Era restata pervicacemente altro.
Nei suoi giorni lontana da Genova, divorata dal senso di colpa per aver abbandonato i compagni in un momento di lotta sociale importantissimo, Sonia riesce ad accedere ancora una volta a Ca’ Mimosa, la grande casa di Giannetto e Jolanda, e nella camera verde che era il rifugio inviolabile della donna, trova il diario che le svelerà alcuni inaspettati segreti, capaci di stravolgerle la vita e di mettere in discussione le sue origini.
Non so parlare di me. Nemmeno a me stessa. Se ci provo, mi giudico. Zittisco la mia voce più autentica, come fosse una bambina insolente, e la metto in soggezione. Qui in paese, invece, ho l’impressione che sia ancora libera.
E temo anzi che la dimensione collettiva, stavolta, mi distragga da lei. Mi ha guidato qui, dove la prepotenza del mio passato giganteggia e adombra la mia lealtà verso i compagni. Eppure non riesco a rammaricarmene. Come a chi, seduto in spiaggia, viene ipnotizzato dal mare, e si alza in piedi a guardarlo, dandoti le spalle, senza accorgersi di oscurarti il sole. Maleducato, pensi, finché non realizzi che ti sta proteggendo da una scottatura.
Quando la realtà dei fatti di Piazza Alimonda, con la morte del manifestante Carlo Giuliani, e della notte di terrore nella scuola Diaz, irrompe nel presente di Sonia, la ragazza sarà costretta a dare un senso alle nuove emozioni di quei giorni lontana da tutto e da tutti, per riscoprire al sua vera identità e il suo posto nel mondo.
Pongiluppi è molto abile nell’intrecciare i due piani temporali – quello fascista e quello contemporaneo – e riesce a mettere in atto un confronto efficace tra la colonializzazione di ieri e la globalizzazione di oggi, evidenziandone la stessa origine, radicata nella fame di potere.
Spicca anche il parallelo tra la violenza della guerra e quella della guerriglia urbana, dove sono sempre gli uomini in divisa ad abusare degli innocenti che cercando di difendere gli ideali di libertà e uguaglianza. Infine, è da lodare l’accurata ricerca storica che l’autrice ha fatto per raccontare nei dettagli la complessità della vita quotidiana delle lucciole nelle “case chiuse”, facendo luce su quanto sia stata estremamente difficile l’esistenza di queste donne dimenticate dalla Storia, trattate come oggetti posseduti dagli uomini e costrette a redimersi con un lungo periodo punitivo sotto l’egida di un impietoso cattolicesimo.
Come le lucciole è un romanzo che cresce lentamente fino a conquistare l’attenzione di chi legge, che non può che affezionarsi a Jolanda e alla sua storia, abilmente tratteggiata dalla penna empatica dell’autrice.
Un esordio che non passa inosservato, perché romanzo politico e sociale che riesce a emozionare ricordandoci che la memoria è spesso l’unica chiave che abbiamo per comprendere il presente.

un libro per chi: ama i personaggi femminili che hanno una storia importante da raccontare
autrice: Francesca Pongiluppi
titolo: Come le lucciole
editore: Solferino
pagg. 272
€ 18,50