L’ultima estate di Cesarina Vighy

sulla copertina del libro L'ultma estate c'è il volto di una donna, di profilo, sdraiata sull'erba di un prato

L’ultima estate di Cesarina Vighy, vincitore del Premio Campiello Opera Prima nel 2009, è un memoir che non solo ripercorre la vita dell’autrice, ma che racconta con acume, lucidità e un pizzico di sarcasmo il decorso della malattia che la porterà alla morte pochi mesi dopo l’uscita e il successo dell’opera.
Ne parleremo il 4 luglio durante l’incontro del gruppo di lettura Babele.

L’ultima estate

I fatti propri fanno sbiadire anche più importanti eventi pubblici, relegandoli sullo sfondo a far da quinte.

Raccontarsi prima di dare l’addio, è questo che fa Z., la voce narrante di questa ultima estate romana, calda e soleggiata.
Un giorno Z. ha iniziato a non muoversi bene, a sentire la lingua intorpidita, a perdere l’equilibrio e a cadere, e quel giorno è iniziato il travagliato giro di medici (sette neurologici!) che l’ha portata alla diagnosi di una malattia lenta e degenerativa, senza via d’uscita.

Z. non è una guerriera, come sempre si dice – sbagliando – di chi deve affrontare una malattia e le sue cure; è una donna che è stata bambina, figlia amatissima nata fuori dal matrimonio, da una relazione clandestina ma solida e duratura, e poi ragazza, sbagliando, come tante di noi, il primo amore, affidato a un viscido omuncolo truffaldino.

Lo so che quando si invecchia i ricordi indietreggiano, i pensieri tornano via via la maturità sprecata, alla giovinezza sbagliata, alla straziante adolescenza, alla impotente infanzia.
Molti allora si mettono in viaggio per cercare i luoghi nativi (che li deluderanno: tutto si è ristretto come una maglia lavata troppe volte), altri guardano le fotografie, leggono le lettere, buttano all’area gli armadi cercando gli abiti che erano tanto alla moda (pericolosissimo: negli armadi si trovano al massimo scheletri). Fingono di provare un dolce rimpianto ma non è vero: la sensazione è quella di visitare il museo delle cere della intraprendente Madame Toussaud.

Nelle sue notti sofferte, quando il dolore fisico incontra i suoi sogni, Z. rivede alcuni momenti della propria vita, che ora le appare bella, definita, addirittura riuscita, difficile da lasciare.
Ma non sta edulcorando il passato, perché la mente è lucida, con la spietatezza di chi è intelligente e vero, e non ha nulla da nascondere.
No, non ci nasconde nulla, siamo spettatori delle piccole umilazioni e delle grandi disfatte, raccontante con l’impietosa grazia di chi non ha niente da perdere, nessuno da accontentare oltre sé stessa.

Dall’umile provincia veneta alla smargiassa Roma, la nostra Z. (perché a un certo punto le vorremo bene, ci affezioneremo al suo carattere ruvido e a quella brillantezza intellettuale che appartiene a pochi) ne ha per tutti e tutte, a partire da Z. stessa, dalle sue scelte, dai suoi amori, dalle occasioni mancate a quelle arraffate, masticate e digerite.

Conoscevo già la città e già l’amavo come una persona, con quell’ansia, quel timore di perderla, di non riuscire a possederla interamente che sono propri, appunto, dell’amore. Già desideravo quel giorno in cui la passione si tramuta in un calmo affetto, quel giorno in cui ne facessi talmente parte da lagnarmi, come tutti i veri abitanti, delle sue magagne e delle sue scomodità.

Seppure il tema sia innegabilmente doloroso, la voce di Z. è piena di ironia e sarcasmo, uno scudo, forse, ma anche un’arma pronta a colpire l’inevitabile sconforto e la comprensibile paura che una fine annunciata porta con sé.
È questa la grande forza, la potenza di questo libro che riletto a distanza di anni ancora sa colpire e ferire tanto quanto sa far sorridere, in bilico tra affetto e amarezza.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra: io stessa ne ho un paio che non posso più restituire per la morte dei rispettivi proprietari.

L’ultime estate si legge in poche ore, perché scritto benissimo, eppure le si vorrebbero trattenere il più possibile queste parole perfette, mai banali, irruente ma ben scelte, al posto giusto, nel numero giusto.
Sono sabbia che sfugge dalle mani ma che, cadendo al suolo, si ricompone in una forma sensata, appagante, così chiara da far luce anche sulle nostre stesse vite.
Cesarina Vighy è entrata in scena per dirci subito addio, lasciandoci orfani di una voce che avremmo voluto ascoltare e leggere ancora e ancora.

L'ultima estate di Cesarina Vighy

un libro per chi: ama i libri di Annie Ernaux

autrice: Cesarina Vighy
titolo: L’ultima estate
editore: Fazi
pagg. 190
€ 18

Babele il gruppo di lettura disordinato

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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