Cuore, sopporta di Francesca d’Aloja

Cuore, sopporta di Francesca D'Aloja

Vorrei dirvi chi è, per me, Francesca d’Aloja.
È la donna che ha reso sullo schermo tutto ciò che, quando avevo poco più di vent’anni, sognavo d’essere tra i trenta e i quaranta.
Affacciata sul Bosforo, risolta, proiettata verso il futuro.

Leggere oggi il suo romanzo Cuore, sopporta, da poco uscito per Mondadori, mi ha riportata a quel desiderio.
Entrare in punta di piedi nella storia di Adele, conoscere così da vicino il suo dolore solitario, sapere che a quello squarcio si può sopravvivere, mi ha ricordato che posso ancora guardare l’orizzonte e vedere ciò che verrà.

Cuore, sopporta

Lei è sempre sola. E chi sta da solo pensa troppo. I pensieri possono fare male. Bisogna interrompere il flusso.

Adele era una giornalista. Il passato è d’obbligo, perché oggi s’è ritirata nella vecchia casa di famiglia a Roccamare, in Maremma, dove s’è lasciata vincere della pigrizia.
Adele un tempo è stata felice, a Roma. Aveva una sorella di poco più giovane, Nina, così diversa da lei.
Un tornado vitale, sempre a caccia di emozioni, luminosa e affascinante. Apparentemente forte e coraggiosa.
Ma, come spesso accade, l’apparenza ingannava tutti. Nina, in realtà, era in fuga. Scappava dalle responsabilità, dalle scelte non fatte, dal quotidiano cadutole addosso.
Nina cercava risposte sul senso della morte, andando in giro per il mondo, attaccandosi a cerimonie spirituali e a equivoci guru.

Mentre Nina fuggiva, Adele scopriva l’amore vero e travolgente per Thomas, uno che era un pittore, non lo faceva. Un’altra anima indubbiamente ferita, da cosa poi lo svelerà il tempo.
Adele aveva smesso d’essere indecisa. Era profondamente innamorata, sorrideva serena per la prima volta, dopo aver annientato tutte le paure e le insicurezze.
Adele amava senza corazza, dopo aver deposto le armi.

Un costante sentimento di insicurezza accompagnava Adele da quando era bambina e la incatenava al commovente bisogno di consenso, che aveva pregiudicato la serenità della sua infanzia, l’equilibrio della sua adolescenza e la consapevolezza della sua maturità.

Cosa l’ha costretta, dopo questo amore, a rifugiarsi lontano da tutto e da tutti? A ritirarsi in riva al mare, smettendo di ascoltare se stessa e il passato?

Lo status di persona derubata l’accompagnava ovunque, era presente in ogni risvolto della sua esistenza.

Adele oggi aspetta Giulia, l’amica conosciuta anni prima, di cui non ha mai saputo i gusti personali (che musica ascolta? che libri legge? qual è il gusto di gelato che preferisce?) ma di cui ha ascoltato e compreso il passato familiare, confidandole poi il proprio.
Giulia è l’assistente di un imprenditore e politico ingannevole, dalle mosse subdole e poco convincenti agli occhi di Adele. Ma questo a lei non è mai davvero importato, perché in Giulia ha trovato lo specchio in cui riflettersi e quel poco di serenità che riesce a concedersi.

Giulia, però, da quel treno che la porta a Roccamare non scende.
Dov’è finita?
E perché al posto suo c’è un bambino che ha risposte per tutte le domande?
L’odissea di Adele non è ancora terminata, ma forse ora per lei è giunto il tempo di tornare a casa e di ricominciare.

Misterioso, intrigante, intenso, a tratti mistico, Cuore, sopporta è un romanzo che fa vibrare corde profonde, pur non cadendo mai nella retorica sentimentale.
Una storia di tradimento e di dolore, così empatica da ferire il lettore ma così vera da esserne anche la cura.

Cuore, sopporta di Francesca D'Aloja

un libro per chi: cerca una storia lancinante, in cui nulla è come sembra

autore: Francesca d’Aloja
titolo: Cuore, sopporta
editore: Mondadori
pagg. 247
€ 19

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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