Forme di lontananza di Edurne Portela

Forme di lontananza di Edurne Portela

Edurne Portela con il suo primo romanzo Meglio l’assenza, pubblicato in Italia nel 2019, era riuscita a conquistare l’attenzione e l’affetto di molti lettori, incantati dalla sua straordinaria sensibilità nel raccontare un dramma familiare che s’intreccia con la ferocia del terrorismo basco.
L’autrice spagnola torna ora in libreria con Forme di lontanza, ancora una volta pubblicato dalla lungimirante Lindau, con cui entra di diritto tra i migliori autori – senza alcuna distinzione di genere e nazionalità – in grado di sezionare la violenza familiare e mostrarci anche i punti di vista più scomodi e inaspettati.

Forme di lontananza

Ogni sussulto – e sussulto sempre – lo pago con diverse ore di insonnia durante le quali tutto si ingigantisce: la paura, la solitudine, l’incertezza.

A parlare così è Alicia, alla fine di quella che avrebbe dovuto essere una storia d’amore e che invece s’è rivelata una lunga prigionia fatta di silenzi, grida, scatti d’ira e manipolazioni.

È giovanissima quando si trasferisce dalla Spagna nel sud degli Stati Uniti per conseguire il dottorato in letteratura.
Un salto nel vuoto non certo semplice, per le mille difficoltà con la lingua e perché gli americani sono così diversi da lei, soprattutto lì al sud, dove i pregiudizi sono più forti della curiosità e dell’accoglienza.

Per questo l’incontro con Matty le pare un piccolo miracolo, anche se lui le ha inizialmente taciuto di saper parlare lo spagnolo e l’ha costretta ad arrabbattarsi con il suo inglese raffazzonato, facendola sentire in difetto per giorni.
Perché mai l’avrà fatto?

Matty sembra proprio un bravo ragazzo.
Lavora in banca e si dà un sacco da fare con il bricolage per sistemare il loro nido d’amore e renderlo una tana sicura, dove restare insieme per sempre.
Peccato per la sua famiglia, che non è certo quella dei sogni, quella in cui vorrebbe ritrovarsi una ragazza lontana da casa.

Violento è l’aggettivo che descrive meglio mio padre. Era violento, sì, ma aveva i suoi motivi. Non è che avesse ragione quando agiva in quel modo, però aveva dei motivi. Era cresciuto in una famiglia povera con sette fratelli, a quindici anni lavorava già in un mattatoio a diciotto lo costrinsero a sposarsi con mamma perché l’aveva messa incinta di Pete.

C’erano tutti gli indizi, cara Alicia.
Erano lì ben in vista ma tu non sei riuscita a percepirli, perché eri presa dal sesso, dalla passione, dalla solitudine che ti attanagliava, dalla mancanza della tua terra, dai tuoi studi sempre più impegnativi, dai tuoi tanti libri da leggere e dall’incoscienza di chi non è mai stato davvero toccato dalla violenza.

Perché spesso confondiamo la gelosia con l’amore e il controllo con delle banali attenzioni, senza renderci conto che pian piano scivoliamo in un pozzo da cui diventa sempre più difficile uscire.
Perché non abbiamo saputo dire di no, anche se non volevamo dire sì, e così la storia è andata avanti fino a diventare parte di noi, anche se la sentiamo sbagliata.
Anche se qualcosa ci dice che dovremmo averne paura.

Alicia ora sa tutto questo e l’unico modo che trova per difendersi è non cedere alla richiesta di avere un figlio.
Resta accanto a Matty ma non come genitori, non con quel vincolo perpetuo che la soffocherebbe davvero.

«Se non sappiamo prenderci cura di un albero, come pensi che potremmo allevare un bambino? Ti occuperai tu di lui, come ti sei occupato di Llosa quando si è ammalata?».
Appena pronunciate quelle parole si rese conto di aver scatenato una tempesta, e che sarebbe stata lei a subire i danni maggiori una volta aperta la porta ai rimproveri. Il fango che la sfuriata di Matti le lanciò addosso la ricoprì fino a soffocarla: doveva essere tarata, aveva un difetto di fabbrica, perché altrimenti non si spiegava come potesse dire di non aver mai sentito la necessità di diventare madre, che razza di donna non la sente, o magari era solo un’egoista perché non voleva cambiare la sua vita, quella vita in cui faceva tutto quello che voleva, alla quale non voleva rinunciare per dedicare tempo a un figlio, o forse era una bugiarda perché l’aveva ingannato e il problema non era che non volesse dei figli ma che non voleva averli con lui, che il problema era lui ma non osava dirglielo…

Scorrono quattordici anni nella vita di Alicia.
L’intera giovinezza trascorsa accanto a una bomba pronta a esplodere da un momento all’altro. Una prigionia non del tutto inconsapevole, forse addirittura cercata e desiderata per anni, a espiare chissà quali colpe commesse.
Ma mentre i pianti chiusa dentro l’armadio diventano sempre più frequenti e anche più silenziosi, mentre gli scatti d’ira la immobilizzano insegnandole a diventare una grande equilibrista nel camminare sulle uova, qualcosa in lei inizia a muoversi.
Qualcosa che non è più forte della paura, non ancora, e che non la convince più di quanto faccia Matty con le sue affabulazioni, ma che inizia lentamente a scavare un tunnel per una possibile fuga: è l’istinto di sopravvivenza, quel sentire basico che nasce incontrollabile quando credi che ormai non ci sia più nulla da fare.

«Mi controlli e a volte mi fai paura, sì».
«Come puoi dirmi questo?».
La voce di Matty si spezza, gli fa male la mano e gli si è rivoltato lo stomaco. Alicia lo guarda seria, con la bocca stretta in una smorfia bizzarra.
«E io che ti amo così tanto, che ho sacrificato tutto per te, ti ho seguita fin qui, senza figli, senza… e tu mi vieni a dire questo, l’unica cosa che voglio è proteggerti, proteggerci».

Edurne Portela con Forme di lontananza ci porta al centro di un abuso perpetrato per anni, senza che altri, seppur accorti e vigili, alzassero un dito per fermarlo.
Una vicenda come tante se ne sentono oggi, qui raccontata con l’aggraziata accuratezza di chi sa andare oltre le frasi fatte e i sentito dire, di chi non teme di mettere sul piatto le plurime verità di una storia così opprimente e disturbante.
Una storia che appartiene a molte di noi, alcune ancora in trappola, altre finalmente libere.
Perché se quando qualcuno alza una mano per farvi una carezza, riuscite a controllare l’istinto di strizzare gli occhi, allora probabilmente ne siete davvero uscite.
Come forse presto accadrà ad Alicia.

Una lettura assolutamente necessaria, da affrontare senza timore.

Forme di lontananza di Edurne Portela

un libro per chi: per tutti, uomini e donne, vittime e carnefici

autore: Edurne Portela
titolo: Forme di lontananza
traduzione: Thais Siciliano
editore: Edizioni Lindau
pagg. 292
€ 19.50

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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