Giù nel cieco mondo di Jesmyn Ward

Sulla copertina di Giù nel cieco mondo di Jesmyn Ward c'è la fotografia di un volto di donna nera

Articolo a cura di Metella Orazi.

Jesmyn Ward è tornata in libreria con un libro il cui titolo è ispirato al quarto canto dell’Inferno di Dante: Giù nel cieco mondo, quarto suo titolo pubblicato da NN editore.

Giù nel cieco mondo

Annis è una ragazzina che pulisce, lava, sistema la casa del suo Sire, così chiama il padrone della piantagione in Carolina dove vive come schiava con sua madre.

La prima arma che ho impugnato è stata la mano di mia madre. Ero piccola allora, avevo la pancia morbida. Quella notte mia madre mi ha svegliata e portata nei boschi della Carolina, sempre più in fondo tra gli alberi che mormoravano, neri per il congedo del sole.

La madre la porta spesso nel bosco per insegnarle l’arte del combattimento, per cercare di renderla più resistente in un mondo che la vuole sfruttare e sottomettere. Queste lezioni sono l’unica eredità che Annis può ricevere dalla madre, che a sua volta le sono state impartite dalla madre, “Mama Aza”, una guerriera del regno africano del Dahomey, venduta come schiava dal re, suo marito, e portata in America, come punizione per essersi innamorata di un soldato.

Insegnarti il modo di combattere di Mama Aza, le sue storie…è il modo per ricordare un altro mondo. Un altro modo di vivere. Non era un mondo perfetto, ma non era sbagliato come questo.

Quando riesce, tra una mansione e l’altra, Annis indugia fuori dalla porta della stanza in cui le figlie bianche del padrone stanno facendo lezione e cerca di origliare le storie che il tutore racconta loro su un italiano che ha scritto del suo viaggio all’inferno.

Un giorno la madre capisce che Annis è in pericolo per l’assalto del padrone e s’intromette salvandola, ma decretando al contempo il suo destino.
L’uomo decide di venderla e questa lacerante separazione è per Annis l’inizio di un percorso infernale.

Anche lei, tempo dopo, viene venduta al georgiano che la costringe, insieme al suo carico di schiavi, verso New Orleans, sulle impronte dello stesso viaggio mortale della madre.

Lungo la stessa strada che ha già percorso fra molte sofferenze la sua genitrice, ad Annis appare uno spirito che assume le fattezze della nonna guerriera, quella Mama Aza di cui ha ascoltato le storie. Mama Aza sembra volerla aiutare, indicando una via di fuga, ma è enigmatica e volubile, appare improvvisamente così come scompare.

La notte successiva, finalmente, Aza ritorna. Si raccoglie in un angolo, in un’oscurità più profonda, si delinea in un occhio nero, i capelli coperti di nubi, il collo buio, una gamba che scalcia e poi un’altra. Prende vita con un sorriso, il suo naso che si allarga come quello di mia madre quando sorride, e per lo spazio terribile di un respiro la odio perché lei è qui mentre mia madre non c’è.

Non hai bisogno dell’avorio e nemmeno delle lance. In questo mondo, la tua arma sei tu.

Ward con il caratteristico stile in bilico tra brutalità e lirismo restituisce un mondo tanto reale quanto onirico, fatto di natura e spiriti che parlano agli esseri umani del dolore che li compongono, delle radici in cui affondano gli affetti sradicati dalla cattiveria.

Giù nel cieco mondo è un romanzo epico che parla al presente attraverso l’odissea personale di Annis che ha come sola arma se stessa.
La narrazione tiene insieme due aggettivi all’apparenza inconciliabili, riuscendo a essere fiabesca e feroce, e risultando quindi delicata anche quando descrive cose truci, come un cadavere che si gonfia.

Un viaggio poetico insieme a una ragazza che resiste e spera di riuscire a riveder le stelle.

Sulla copertina di Giù nel cieco mondo di Jesmyn Ward c'è la fotografia di un volto di donna nera

un libro per chi: ama scoprire da dove vengano le storie

autrice: Jesmyn Ward
titolo: Giù nel cieco mondo
traduzione: Valentina Daniele
editore: NN Edizioni
pagg. 270
€ 19

Chi ha scritto questo post?

Marchignola (marchigiana+romagnola), vive al mare, che ama in tutte le stagioni.
Per quasi vent'anni è stata libraia e ora, pur senza libreria, continua a pensare e agire da libraia: parla di libri, fotografa i libri che vorrebbe e quelli letti per ricordare di averli letti e continua a impilare libri su libri che forse un giorno leggerà.
Ama i gatti, i viaggi, la storia dell’arte, il cinema e il teatro, insomma, tutto ciò che racconti il mondo.
Crede fermamente nel potere delle storie e della condivisione, perché se la lettura è un atto solitario, i libri sono fatti apposta per creare connessioni. Non chiedetele di scegliere un libro preferito, potrebbe entrare in crisi, cambiando idea di continuo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *