Gli inconvenienti della vita di Peter Cameron

Gli inconvenienti della vita di Peter Cameron

Di autori che sanno scuotere i pensieri dei lettori con eleganza e senza mai scrivere una parola di troppo, ce ne sono davvero pochi.
Uno di questi, amatissimo in Italia, è l’americano Peter Cameron, appena tornato in libreria per Adelphi con un libro che racchiude due racconti, Gli inconvenienti della vita.

Gli inconvenienti della vita

I due racconti di Cameron sono simmetrici nel tema ma molto distanti nell’ambientazione.
Ne La fine della mia vita a New York Theo non riesce a perdonarsi le gravi conseguenze di un incidente automobilistico e Stefano, che gli vive faticosamente accanto, non riesce ad affrontare il buco nero della depressione che ha colpito il compagno.
La coppia affonda lentamente sotto il peso del dolore fisico ed emotivo di Theo, che ha smesso di curare la mente rifiutando la terapia psicologica ma persevera nel curare il corpo, affidandosi a un medico agopuntore comunque capace di toccare la sua fragile sensibilità.

Theo prese il bicchiere, vuotato a metà. Quanta acqua: la bottiglietta intera e adesso questa. Forse era veramente disidratato, forse era tutto lì. «Ho perso» disse. «Cioè no, ho pianto. Ho perso lacrime. Le parole mi abbandonano. Interessante, però, come ci possiamo sentire abbandonati, dalle cose, delle persone. Da noi stessi. Tanti modi diversi di andare in pezzi».
«Theo, che cosa è successo?»
«Ci sentiamo molto vulnerabili, stesi nudi sul letto con la carne – quello che ne rimane – esposta agli aghi del dottor Ying che affondano. È un po’ come farsi scopare a ripetizione, anche se in forma microscopica, insignificante. Dicono che le persone che scopano regolarmente, o che si fanno scopare regolarmente, sono molto più sane delle altre». «Smettila di parlare di aghi e scopate,» fece Natasha «e smettila di darti del noi mentre parli di te».

L’inconveniente che ha travolto la vita di Theo è un tormento costante, una mannaia che ha tagliato in due la sua vita ma anche quella di Stefano e di tutta la rete affettiva che ruota attorno alla coppia.
Nel prima, almeno apparentemente, c’era una stabilità, una sorta di tacita e immobile serenità, facilmente confondibile con superficialità e indifferenza; nel dopo tutto è così malinconico, tragico e faticoso da rendere necessario un cambiamento drastico che diventi ancora di salvezza per uscire dalla crisi.

In Dopo l’inondazione una coppia di lunga data si ritrova improvvisamente a dover ospitare (controvoglia) una famiglia sfollata a causa di un’inondazione.

Il reverendo Judy non è che proprio mi piaccia. È arrivata da otto mesi e quasi tutti stravedono per lei. Intanto mi infastidisce che si fa chiamare il reverendo. L’ultimo sacerdote, George Abbott, si faceva chiamare pastore Abbott e non c’era niente da ridire. A quanto pare il reverendo Judy pensa di essere più su di un pastore. E secondo me reverendo davanti a Judy non sta bene; insomma, se vuoi che ti chiamino reverendo, sarebbe meglio la serietà di un cognome, e puoi farti chiamare reverendo Hendrie-Ortiz (che è appunto il suo cognome). Invece no, lei viene da quella nuova generazione di ecclesiastici che smaniano per modernizzare la chiesa e attirare i giovani.

È questa ospitalità forzata dalla chiesa la miccia scatenante di una presa di coscienza, del tutto femminile, sullo stato di contenuta e controllata inerzia che da anni manda avanti il matrimonio.
L’inconveniente costringe i protagonisti ad affrontare la dura realtà: smessi i panni dei genitori a causa di una dolorosissima tragedia mai del tutto affrontata, moglie e marito devono fare i conti con i vuoti e le assenze; in primis con la mancanza di complicità e comprensione reciproca, che da anni li trascina verso una deriva chiamata solitudine.

Incisive ma levigate, battenti eppure sempre appropriate, le parole di Cameron raccontano con precisione chirurgica il momento esatto della presa di coscienza in cui lo scorrere placido della vita diventa tempesta feroce.
Un libro che resta e conquista, anche grazie alla bellezza dei dialoghi, tratto distintivo di questo autore così facile da amare.

Gli inconvenienti della vita di Peter Cameron

un libro per chi: dagli inconvenienti della vita ha sempre tratto il meglio, superando il peggio

autore: Peter Cameron
titolo: Gli inconvenienti della vita
traduzione: Giuseppina Oneto
editore: Adelphi
pagg. 122
€ 16

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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