Il naufragio di Daniel Albizzati

Il naufragio di Daniel Albizzati

Articolo a cura di Metella Orazi.

Quando siamo saturi per i mille problemi che la vita ci sottopone non è strano pensare – come fosse il baluardo di una vita paradisiaca – di fuggire su un’isola deserta.
E se quest’ultima fosse infestata di rifiuti e ci ritrovassimo inerti, senza nulla da fare?
Il naufragio di Daniel Albizzati, edito da Fazi, parte da questo presupposto: cosa succede a un uomo che si ritrova completamente solo su un’isola simile a una discarica?

Il naufragio

Vadim è in fuga, si è imbarcato come clandestino su una nave per il Sudamerica, ma una burrasca ha spezzato il sogno di ricostruirsi una vita lontano da Roma, città che ama ma da cui deve stare lontano per i guai che vi ha combinato.

Dell’equipaggio non si è salvato nessuno e della nave è rimasto solo un container che galleggia con il suo carico sconosciuto, è a questo che Vadim si è aggrappato con tutte le forze per rimanere vivo.
La corrente lo ha trascinato su una spiaggia dove la grande cassa di metallo si è incagliata malconcia e squarciata.

Il Ragazzo, riavutosi dallo skock, capisce che l’isola è deserta, mentre sotto i suoi occhi scorrono montagne di rifiuti che ricoprono gran parte della spiaggia. La spazzatura, trasportata dalle correnti atlantiche, raggiunge galleggiando la terra e infesta tutto lo spazio che lo sguardo di Vadim può raggiungere.
Per fortuna il cibo è fornito dal mare e le numerose bottiglie di plastica galleggianti a pelo d’acqua servono al naufrago per raccogliere la pioggia e non morire disidratato.

Vadim capisce presto che la sua non è una lotta per la per la sopravvivenza fisica, ma quella molto più ardua per la resistenza psicologica, con la sua coscienza che in quel luogo solitario si affaccia costantemente ad aggredirlo per ricordargli gli errori del passato.

Sull’isola non c’è nulla da fare si può solo aspettare e sperare nei soccorsi che però non arrivano, perché un clandestino è un fantasma e nessuno lo cercherà mai. La noia spinge il sopravvissuto a forzare il container nella speranza di trovare qualcosa di utile, ma quello che scopre lo lascia indifferente e deluso.

Là dentro ci stanno solo libri… sono riuscito a vederli dietro al mille bolle che li avvolge. Che faccio?pare una presa per il culo. Poteva  invece essere un container con dentro cose da magnare o con dentro qualcuno… un po’ di compagnia… magari una bella figa che facevo diventare la mia schiava…dell’erba… un milione di accendini. Container sarò pure vivo grazie a te però mi sa che a questo punto era meglio mori’…

Il peso della solitudine diventa insopportabile per Vadim, fino al punto che si convince che leggere un libro sia meglio del silenzio in cui le voci nella sua testa si sento troppo chiaramente. La malìa dei libri è lenta ma inesorabile e il coatto borgataro comincia a cambiare sentendo che nei libri può trovare qualcosa che riguarda anche lui.

Mentre giravo intorno al container mezzo nascosto sotto una busta di plastica ho trovato un ramoscello inutile per il fuoco… un piccolo libro di un certo Márquez. Si chiama Racconto di un naufrago e parla di me. M’è venuta voglia di leggere per la prima volta in vita mia.

Da quel momento l’esperienza della lettura è un crescendo appassionato, Vadim pesca continuamente dal container nuovi libri e si sorprende che in un oggetto così piccolo possa essere contenuta tanta vita.

Una volta incontrato il mondo cangiante offerto dai libri per il ragazzo comincia un processo di mutazione: i pensieri semplici da lui tradotti su carta in sfoghi rozzi e privi di consapevolezza si arricchiscono di sfumature e profondità, un pensiero critico si affaccia all’orizzonte e lui, che credeva non avrebbe avuto davvero una possibilità di vita migliore, intravede un futuro.
La scrittura del diario tenuto da Vadim migliora di pari passo alla comprensione di ciò che è stata la sua vita fino a lì, potendosi confrontare con altre esperienze, anche se diversissime dalle sue e impresse su carta.

Albizzati, senza utilizzare la scorciatoia di un falso moralismo, prende in considerazione i temi scottanti che spesso la nostra società sottovaluta e accantona, come per esempio il problema dell’inquinamento e dello sfruttamento delle risorse ambientali, o ancora il lato sociale della solitudine dei giovani, abbandonati a loro stessi, senza guide a spronarli.

Il naufragio scava dentro e deposita dei dubbi facendo fiorire però anche la certezza che conoscenza sia sempre sinonimo di libertà.

Il naufragio di Daniel Albizzati

un libro per chi: su un’isola deserta vorrebbe portarsi un intero container (di libri)

autore: Daniele Albizzati
titolo: Il naufragio
editore: Fazi
pagg. 204
€ 17

Chi ha scritto questo post?

Marchignola (marchigiana+romagnola), vive al mare, che ama in tutte le stagioni.
Per quasi vent'anni è stata libraia e ora, pur senza libreria, continua a pensare e agire da libraia: parla di libri, fotografa i libri che vorrebbe e quelli letti per ricordare di averli letti e continua a impilare libri su libri che forse un giorno leggerà.
Ama i gatti, i viaggi, la storia dell’arte, il cinema e il teatro, insomma, tutto ciò che racconti il mondo.
Crede fermamente nel potere delle storie e della condivisione, perché se la lettura è un atto solitario, i libri sono fatti apposta per creare connessioni. Non chiedetele di scegliere un libro preferito, potrebbe entrare in crisi, cambiando idea di continuo.

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