La casa sul mare celeste di T.J. Klune

La casa sul mare celeste di T.J. Klune

È un libro chiaramente scritto per accattivarsi ragazzi e ragazze?
Assolutamente sì, ma chi di noi non ha bisogno di risvegliare e mantenere vivo lo stupore della gioventù?
È un romanzo pieno zeppo di buoni sentimenti, a volte così scontati da diventare quasi pedante e prevedibile nel raccontarli?
Sì, è anche questo, ma chi, ora come ora, non vorrebbe sentir parlare solo di questi?

Nonostante le premesse che sembrano volerlo denigrare, La casa sul mare celeste di T.J. Klune – pubblicato negli Oscar Mondadori – è un libro che si legge con enorme piacere, che abbraccia e consola chi si imbatte nelle sue pagine, che sa farci sentire meno soli, più amati, sicuramente compresi.
Un tale dono non poteva non essere condiviso con il gruppo di lettura Babele, che ne discuterà durante l’incontro del prossimo 13 dicembre.

La casa sul mare celeste

Il mediocre e abitudinario assistente sociale Linus Baker lavora al Dipartimento della Magia Minorile e si occupa di visitare gli istituti che accolgono i bambini e le bambine con doti magiche, controllando che siano conformi a quanto dettato dalle regole.

La magia, infatti, nel mondo di Linus non è osteggiata, anche se, in nome di una maggiore tutela dei piccoli maghi, chi la pratica viene separato dalle persone “normali”.

Baker lavora per l’antipatica, gelida e intransigente signorina Jenkins, “una donna arcigna, con il carattere di un serpente irascibile”, che non manca mai di vessare i suoi sottoposti, minacciandoli di licenziarli se non applicano correttamente tutte le regole imposte dal Dipartimento.

La banale e solitaria vita di Linus scorre senza grossi scossoni sotto un cielo grigio che non smette mai di piovere, e se l’assistente sociale non è in ufficio, lo troviamo a casa, in una piccola e ordinaria villetta a schiera, ad ascoltare uno dei suoi amati 33 giri vintage, in compagnia di Calliope, una gatta scorbutica che non miagola mai.

Una volta, quand’era piccolo, sua madre gli aveva detto che si confondeva con la tappezzeria – di cui ci si accorgeva solo quando qualcuno la menzionava esplicitamente.

Un giorno, però, accade qualcosa di totalmente inaspettato.
Linus Baker viene convocato dalla Suprema Dirigenza che gli affida una missione top secret: dovrà recarsi sulla lontana isola di Marsyas per controllare che l’orfanotrofio gestito da tale Arthur Parnassus rispetti tutte le regole e non sia invece fucina di rischi per il resto della comunità.

«Il suo lavoro consisterà nell’assicurarsi che sia tutto in regola» spiegò Faccia d’Angelo con un sorrisetto. «È estremamente importante, vede. Il direttore di questo orfanotrofio, tale Arthur Parnassus, è senza dubbio qualificato, tuttavia… abbiamo delle riserve su di lui. I sei ragazzini sono molto diversi tra loro, e noi dobbiamo essere certi che il signor Parnassus sia in grado di gestirli tutti. Fosse solo uno non ci sarebbero problemi, ma sei…»

Cosa rende tanto pericolosa quella casa sul mare celeste gestita da un uomo che si fa aiutare da Zoe, lo spirito dell’isola?
I piccoli ospiti sono davvero “diversi” dai soliti che Linus è abituato a incontrare.
Tra loro, infatti, c’è pure il figlio di Lucifero…

«Hanno paura di ciò che non capiscono. E la paura si trasforma in odio per ragioni che, sono sicura, sfuggono anche a loro. Visto che non capiscono i bambini ne hanno paura, e visto che ne hanno paura li odiano. Non può essere la prima volta che le capita. Succede ovunque.»

L’iniziale diffidenza dell’uomo viene lentamente meno, soprattutto perché Parnassus – una sorta di Albus Silente, sinceramente affettuoso e paterno, molto saggio, fiero della propria unicità e di quella dei bambini che accudisce – è abile nel coinvolgerlo giorno dopo giorno nella vita dell’orfanotrofio, rivelandogli quanto basta per far percorrere a Linus i passi necessari a capire davvero cosa stia vivendo.

Il signor Parnassus si riprese il libro e lo chiuse. «Nessuno lo sa, signor Baker. Esistono misteri destinati a rimanere insoluti, malgrado tutti i nostri sforzi. Se perdiamo troppo tempo cercando di venirne a capo, rischiamo di ignorare ciò che abbiamo sotto gli occhi.»

Incalzato dal Dipartimento, che esige dettagliati rapporti settimanali, e perplesso dal comportamento ostativo degli altri abitanti dell’isola, che ghettizzano senza mezzi termini gli ospiti della casa, Linus inizia a capire che le regole con cui si è fatto scudo per anni non hanno altro fine che mantenere un ordine che somiglia tanto a una dittatura

«Non sapevi che fosse possibile» rispose Arthur con calma. «Ma chi di noi coltiva sogni impossibili sa bene fin dove si può arrivare se provocati.»

La casa sul mare celeste, che innegabilmente richiama nei temi La casa dei bambini speciali di Miss Peregrine e altre storie già lette e viste, è un romanzo davvero godibile e rinfrancante, che avvolge e riscalda, che sa farsi promotore di un’inclusione spontanea e sincera, che trasforma il diverso in unico, facendoci sentire speciali anche nelle nostre abitudinarie vite quotidiane.

Una storia piaciona da leggere con la predisposizione di chi abbia voglia di trascorrere qualche ora nel paese dei buoni, lontano da una realtà sempre più difficile da affrontare.

La casa sul mare celeste di T.J. Klune

un libro per chi: ha davvero bisogno di farsi portare via per qualche ora dal mondo crudele in cui viviamo

autore: T.J. Klune
titolo: La casa sul mare celeste
traduzione: Benedetta Gallo
editore: Oscar Mondadori
pagg. 348
€ 18

Babele il gruppo di lettura disordinato

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

(2) Commenti

  1. laura dice:

    Finito ieri sera. Mi è piaciuto tantissimo. Ho amato ogni personaggio “magico”e non. Un libro pieno di bei sentimenti. Vale sempre la pena lottare per chi ami e per affermare le proprie idee.

    1. È un libro che fa bene al cuore e a tutti, perché ora più che mai abbiamo bisogno di buoni sentimenti e di personaggi che c’incoraggino a essere noi stessi e ad affermare le nostre idee!

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