Il randagio che mi ha preso il cuore di Rick Bragg

Il randagio che mi ha preso il cuore di Rick Bragg

Le avventure di Beethoven, uno dei più noti cani cinematografici, ambientate nelle terre rurali americane di Kent Haruf: si potrebbe riassumere così il bel memoir di Rick Bragg, scrittore e giornalista già vincitore del Premio Pulitzer per i suoi reportage usciti sul New York Times, che ha raccontato il suo maldestro rapporto con il pastore australiano Speck ne Il randagio che mi ha preso il cuore, pubblicato in Italia da Aboca.

Il randagio che mi ha preso il cuore

A volte nella vita ti ficchi in una situazione in cui un cane è la compagnia migliore che tu possa avere.

La situazione in cui Rick Bragg si è ficcato è alquanto seria.
Gli è stato diagnostico un linfoma non Hodgkin e sta affrontando tutto ciò che ne consegue, dalla chemioterapia alla depressione, passando dall’insufficienza renale alle numerose polmoniti, senza dimenticare i più piccoli malesseri che si fanno sentire anche per l’età non proprio giovanissima.

Il cane che un giorno compare improvvisamente sul terreno della famiglia Bragg ha le fattezze di un pastore australiano un bel po’ sgangherato e l’anima di un detestabile zoticone, maleducato e sempre esagitato.
Il suo muso maculato risveglia nella coriacea madre ottuagenaria di Rick una bizzarra storiella familiare, arzigogolato preludio della scelta del nome di battesimo per il nuovo arrivato: si chiamerà Speckled Beauty, per tutti quanti Speck.

Rick Bragg e Speck
Photo Credit | Meredith Bragg (dal sito www.prhspeakers.com)

… penso che nessun cane conosca a casa sua meglio di uno che è già stato abbandonato una volta.

La vita di Speck prima di approdare nella fattoria dei Bragg non deve essere stata sempre selvatica.
Rick immagina che l’animale sia cresciuto con un bambino, che sia stato accudito e nutrito e che poi sia stato abbandonato e sia diventato il randagio ipercinetico che tutto distrugge e che tutto e tutti insegue.

D’altronde la natura di Speck è quella di un cane pastore, gli viene quindi naturale perseguitare gli asini e la mula, mordendo loro i garretti, o tenere lontani gli animali indesiderati, ingaggiando spesso lotte che non lo vedono sempre vincente.

I cani a pelo lungo sono più bravi a nascondere la sofferenza, ma lui sembrava tenuto insieme da peli, denti e ossa, come qualcosa che paghereste una moneta per vedere dietro un vetro in un luna-park in Florida ai tempi in cui Disneyland non c’era. Le zampe e la pancia erano annerite dal fango, il suo pelo era aggrovigliato e macchiato di spazzatura, e gli si potevano quasi contare le ossa del muso. Il sangue gli affiorava sul manto in sottili strisce liquide. In quel momento mi resi conto che era lo stesso cane, o quel che ne restava.

Disobbidiente e fastidioso oltre ogni aspettativa, ingordo di cibo spazzatura, puzzolente e scapigliato, Speck con il suo carattere non certo facile riesce però a scalfire piano piano il cuore di tutta la famiglia.
Non solo quello di Rick, fin da subito convinto che sotto quell’ammasso di pelo si nasconda un cane pazzo ma dal cuore d’oro, ma anche la madre e il burbero e pragmatico fratello Sam piano piano riescono a vedere in lui una scintilla di acume e soprattutto il vero affetto incondizionato che contraddistingue i cani buoni.

Mentre la sua prima estate da noi sfociava nel suo primo autunno, vedere un essere vivente così felice valeva tutti guai che provocava. Io cominciavo a correre in una direzione, e lui in un lampo mi tagliava la strada, cercando di spingermi dall’altra parte. Io lo strapazzavo, tirandogli il pelo e le orecchie, e lo spintonavo da un lato mentre sbandavo dall’altro. Lui era più rapido e agile, ma io avevo un’ottima vista.

Il randagio che mi ha preso il cuore è un memoir spassoso, una storia raccontata con grande umorismo e ironia, nonostante spesso si tocchino temi come la malattia e l’inesorabile decadimento fisico della vecchiaia, nonché la pandemia da Covid-19 e quell’inquietante senso di solitudine e spaesamento che ci ha imposto.

Rick Bragg si rivela un narratore spiritoso e acuto, schietto fino al sarcasmo in alcuni punti ma mai nei confronti di quell’essere che gli ha salvato la vita, che continua a raccontare con lo sguardo di chi in un cane ha trovato una ragione per svegliarsi ogni mattina.

un libro per chi: già sa cosa significhi e per chi ancora non ha avuto la fortuna di incontrare il muso giusto

autore: Rick Bragg
titolo: Il randagio che mi ha preso il cuore
traduzione: Teresa Albanese
editore: Aboca
pagg. 208
€ 19.50

contenuto ADV in collaborazione con Aboca

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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