Kala, romanzo d’esordio dell’irlandese Colin Walsh pubblicato da Fazi, è riuscito a scalare anche le classifiche italiane, forte del passaparola di lettrici e lettori entusiasti e incapaci di abbandonare la lettura fino all’ultima riga dell’ultima pagina.
Kala
Siamo in Irlanda, in un piccolo paese che si affaccia sul mare, Kinlough.
Helen, che da tempo vive in Canada e fa la giornalista investigativa, sta tornando a casa per il matrimonio del padre con Pauline, madre del suo vecchio amico Aiden e delle gemelle adolescenti Marie e Donna.
Ad aspettarla c’è Theresa, la sorella di quattro anni più giovane, che da Kinlough non si è mai allontanata.
Ma mentre io e Theresa ce ne stavamo lì sedute sul letto, capì che papà era felicissimo di trasferirsi a Kinlough, e dava per scontato che lo saremmo state anche noi. Avevo intuito fin da allora che c’è qualcosa di deprimente nell’entusiasmo degli adulti. La speranza che davvero il mondo ti sorrida a metà del cammino. Immagino che accada spesso.
Anche Mush, altro vecchio amico di Helen, non è mai riuscito ad andarsene, e non solo perché le cicatrici sul suo viso sarebbero difficili da gestire lontano da casa.
Joe, invece, da Kinlough era riuscito ad andarsene, diventando un musicista e cantante famoso, ma è tornato da poco, per rilanciare un vecchio locale, o almeno questo è il motivo ufficiale, che ripete a sé stesso, alla sua famiglia e ai suoi follower sui social. La sua grande amicizia con Mush, iniziata alle scuole elementari, è ormai solo un ricordo sbiadito.
Che cosa hanno ancora in comune Helen, Mush e Joe, pur non frequentandosi più da quindici anni?
Forse il vuoto per la mancanza di Kala, la magnetica e trascinante leader della loro compagnia quando erano solo degli adolescenti sconvolti dagli ormoni e dalla ricerca delle proprie radici, scomparsa nel nulla nel 2003.
O forse è il senso di colpa a unirli con una catena che li imprigiona e torna violentemente a tintinnare quando, in un cantiere dove si stanno costruendo dimore per i ricchi turisti a discapito di una natura rigogliosa, compaiono delle ossa e un teschio.
I resti di Kala.
Il suo nome riecheggiava nel cielo. Voci lungo i binari del treno, ombre sotto ogni ponte. Dover rispondere sempre alle stesse domande dei gardaí, in continuazione. Senza più sonno né lacrime, solo caffè, panini e sigarette. Fu in quei giorni che qualcuno di noi, per la prima volta, fumò apertamente davanti ai suoi. Nessuno ci fece caso. I controlli sulle telecamere a circuito chiuso, la polizia che bussava alle porte, i manifesti sui pali della luce. I gardaí che sorridevano gentili, dicendoci di andare a casa a riposare. Ma l’unico posto in cui potevo tornare era questa stanza. Con i suoi incubi sospesi intorno al letto. Sapevo che sarei rimasta segnata. Dal senso di colpa.
Walsh si muove tra due piani temporali: il 2003, con le voci dei ragazzi e delle ragazze adolescenti, e il 2018, con le recriminazioni, i rimpianti, le fragilità causate dai traumi di un gruppo di adulti mai davvero cresciuti, che sono rimasti incollati all’orrore del passato.
Ogni capitolo è dedicato alla voce di chi è riuscito a sopravvivere alla scomparsa di Kala e man mano che si avanza nella lettura si scoprono i pezzi del puzzle che serviranno a risolvere non solo il mistero sulla scomparsa di Kala, ma anche i diversi accadimenti che hanno portato Helen, Joe e Mush a essere ciò che sono nel presente.
Nonostante la narrazione sia volutamente frammentata, il talento di Wash riesce a monopolizzare l’attenzione di chi legge, che non può fare a meno che andare avanti, capitolo dopo capitolo, un segreto dietro l’altro, per riuscire a capire cosa sia accaduto nei giorni precedenti e la notte in cui Kala non è tornata a casa. rendere totalizzan
Nostalgico e terrificante, Kala è un romanzo che non si può definire soltanto thriller; è un racconto di formazione, un intenso romanzo psicologico, una denuncia verso la speculazione edilizia che nasconde sempre qualcosa di marcio, un faro puntato sull’omertà che aleggia nei piccoli paesi e sull’inesauribile tema delle ragazze madri malgiudicate dall’opprimente cultura cattolica.
Sono tanti i temi che Colin Walsh mette sul piatto attraverso una storia che distrugge i sogni della giovenizza e manda in frantumi la leggerezza dell’estate.
E se è vero che forse si può intuire ben prima della fine chi sia responsabile della scomparsa di una giovane ragazza che aveva tutta la vita davanti, è altrettanto vero che a un romanzo così ben scritto e avvincente si può perdonare questo e molto altro.
Kala ammalia, turba e commuove, lasciandoci addosso l’inquietudine di chi ha fatto un lungo viaggio tra le fragilità umane, con lo sguardo rivolto all’indietro, verso gli adolescenti che siamo stati e i sogni che abbiamo abbandonato.
Da leggere.

un libro per chi: non si accontenta di un semplice thriller
autore: Colin Walsh
titolo: Cala
traduzione: Stefano Tummolini
editore: Fazi
pagg. 453
€ 19