La cattiva strada di Sébastien Japrisot

La cattiva strada di Sébastien Japrisot

Cosa siete disposti a fare per amore?
Riuscireste a lasciarvi andare a tal punto da mettervi contro i benpensanti e la morale comune?
Vale sempre la pena lottare per difendere una passione?
Sono queste i dubbi che si fanno largo nel cuore dei lettori dopo aver voltato l’ultima pagina del romanzo di Sébastien Japrisot, La cattiva strada, in libreria per Adelphi.

La cattiva strada

Marsiglia, 1944.
Denis ha quattordici anni e frequenta, annoiato e smargiasso, un collège gestito dai Gesuiti.
Credeva che sarebbe cambiato crescendo, che la sua vita avrebbe preso una svolta, che tutto sarebbe stato diverso.
Invece, dopo anni da alunno modello, l’unico cambiamento avvenuto è nell’esuberanza, che ormai non riesce più a trattenere, tanto da essere messo in punizione ogni giovedì.
Durante una visita all’ospedale – attività imposta agli studenti dai padri gesuiti – Denis rimane folgorato dalla visione di una giovane donna, una suora che porta conforto ai malati.

Suor Clotilde, ventiseienne entrata in convento da bambina per volere della famiglia, resta impressa nei pensieri dell’irruente adolescente, fino a diventarne l’ossessione.
Un tormento che muta veloce in sentimento potente e deflagra improvviso, come la bomba che segna l’inizio della battaglia più attesa.

«Adesso le dirò una cosa per me molto difficile, e se davvero è mia amica, non toglierà la mano. D’accordo?».
Lei lo guardava perplessa e fece segno di no con la testa, più volte, con una specie di sgomento. Lui chiuse gli occhi e, senza più vederla, disse serio, al buio:
«Quando mi ha chiesto dove abitavo le ho detto una bugia per prendere il suo stesso tram. Abito dalle parti della stazione. L’altro giorno mancava un bottone alla sua mantella, gliel’ho strappato io. Lo tengo sempre con me, anche di notte. Prima di addormentarmi parlo con lei. E se Prieffin mi fa di nuovo arrabbiare, se solo si azzarda a pronunciare il suo nome davanti a me, lo riempio di botte, gliene do così tante da ammazzarlo».

È una ragazza semplice e inesperta Claude – questo il nome di battesimo della protagonista prima di diventare suora -, una giovane donna rimasta immatura, che non ha mai amato, che non ha mai provato attrazione per qualcuno, che è sempre rimasta immobile sul filo della sopravvivenza, senza mai intrecciarlo con la complessa trama della vita.
Suor Clotilde cade immediatamente tra le braccia di Denis e insieme a lui scopre la primavera, la passione e il sesso, costantemente trafitta dai dubbi e dai sensi di colpa, dalla paura di rovinare la vita del ragazzino, dal terrore di essere scoperta e diventare motivo di vergogna per le consorelle e per la famiglia.

Quando dovevano separarsi, non c’era nessuna interruzione. Non c’era pausa. Lei continuava a pensare incessantemente a lui. La sera la tormentavano i rimorsi, pregava senza trovare alcun sollievo prima di scivolare in un sonno agitato. Ma non pensò più neanche lontanamente di smettere di vederlo. La sua primavera era troppo forte, troppo calda, troppo improvvisa, troppo divorante. La sua primavera era per lei più necessaria della vita stessa.

Consapevoli di vivere qualcosa di scabroso e inaccettabile dalla società, Denis e Claudie non riescono però a fermare il flusso della passione, che si fa sempre più potente e incontrollabile, come sangue che sgorga da una pugnalata al cuore.
Mentre lui è mosso dall’incoscienza tipica dei suoi pochi anni e dai moti di ribellione verso la fede, lei, che apparentemente si mostra confusa e fragile, indossa con convinzione l’invincibile armatura di chi è spinto dall’amore e affronta, non senza soffrire per i pesanti giudizi, una rivoluzione, personale e soprattutto sociale.

«Non credo più in Dio disse Denis».
Lei lo baciò.
«Non dire così. Lasciati amare ancora un po’. Dopo, forse, ci penserò. Ma non adesso».
Denis alzò le spalle.
«Sei ancora un bambino» disse lei. «Non sei condizionato. Io invece subisco il peso di così tanti condizionamenti. Non so più che ne è di me, capisci? E sono certa che Dio invece sa che ci succede».

La cattiva strada – che Japrisot scrisse a soli diciotto anni – è uno di quei portentosi romanzi che tratteggiano personaggi in grado di vivere a lungo nella coscienza del lettore.
Per quanto mi riguarda, Denis e Claudie ora sono sdraiati e abbracciati su un prato, a godere della luce di un caldo sole primaverile.
Continuano ad amarsi e nessuno può far loro del male.

La cattiva strada di Sébastien Japrisot

un libro per chi: ama leggere romanzi che diventano vivide immagini e per chi non ha mai dimenticato Il diavolo in corpo di Raymond Radiguet.

autore: Sébastien Japrisot
titolo: La cattiva strada
traduzione: Simona Mambrini
editore: Adelphi
pagg. 220
€ 18

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

(2) Commenti

  1. Nadia dice:

    Sembra molto avvincente, ma lo stile sceneggiatura mi ha lasciata un po’ dubbiosa, di solito non mi fa impazzire. Mi hai però incuriosita ci farò un pensierino 🙂

    1. In realtà non è scritto come una sceneggiatura, ma è sicuramente una scrittura vivida, capace di farci immaginare ogni scena.
      La forza dell’amore dei due protagonisti è davvero il perno su cui ruota tutto, Japrisot ci fa quasi toccare con mano la loro cocente passione!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *