Il lavoro dell’ufficio stampa | Intervista a Silvia Bellucci

intervista a Silvia Bellucci

Settembre, tempo di progetti e di buoni propositi, di svolte e di giravolte, di desideri da realizzare e di impegno per farli accadere!
Quanti di voi vorrebbero lavorare nell’editoria?
Alzi la mano chi sogna un futuro tra i libri, e non solo come lettore!

Allora perché non presentarvi le professioni legate al mondo che tanto amiamo?
E perché non farlo intervistando, con poche domande dal tono leggero, gli addetti ai lavori?

Inizio con Silvia Bellucci – in passato ufficio stampa di Tunué, Exorma e Caravan Edizioni – che ho conosciuto all’ultimo Salone del Libro di Torino e che mi è stata presentata da editrici che stimo moltissimo con queste testuali parole: “Ma come?!?! Non conosci la migliore ufficio stampa d’Italia? Devi assolutamente!”.

Così eccoci qui, a chiacchierare con lei, che il 26 e 27 ottobre terrà un corso pratico e intensivo a Roma, negli spazi di Casa Sirio, sul mestiere di addetto all’ufficio stampa.

Cinque domande a Silvia Bellucci

Ciao Silvia, benvenuta tra i lettori e le lettrici geniali!
Iniziamo con una domanda per conoscerci meglio: se tu fossi un libro, uno solo, quale saresti?
Prima di venire qui avevo stabilito delle risposte proibite: “è difficile dirlo”, “non saprei”, “è complesso da spiegare”… però ora mi trovo a dover iniziare con una di queste. È complicato indicarti un libro, uno solo, che rappresenti la mia vita. Ho sognato Roma, la grande città, come Tristana di Benito Pérez Galdós brama la metropoli, ma fortunatamente non sono finita sposata a un vecchio e senza una gamba. Di fronte alle ingiustizie provo una rabbia tale da rivedermi nelle donne incendiarie di Mariana Enríquez. Parlo e intanto penso quale sia il libro, uno soltanto, che possa dirti qualcosa di me: ho l’Isola d’Elba tatuata sul collo ma soprattutto dentro. In Isole minori di Lorenza Pieri – anche se racconta un altro pezzo del favoloso arcipelago toscano – mi sono rivista tantissimo. L’infanzia passata a scrivere nomi sui fichi d’india in un minuscolo paradiso lontano dal resto del mondo, un luogo fatto di partenze e arrivi. E fughe, una tra tutte, la mia. Per buona parte di questo romanzo mi rivedo nella protagonista, come lei sono arrivata a Roma, qui provo a fare cose.

Settembre, tempo di buoni propositi. Tu nei hai fatti? Di solito, poi, li rispetti e li porti avanti?
Certo! Sul lavoro mi prometto di prendere le cose con più calma, né farmi prendere dall’ansia, né essere schiava dell’adrenalina. Dura tutto circa 40 minuti. Poi rimbalzo come una pallina tra mille cose: idee, nuovi progetti, ambizioni. Passa poco e mi viene l’ansia, allora accelero, come quando alla guida prendi male una curva e dai un po’ di gas per mantenere l’aderenza sull’asfalto, mi impegno il doppio e schizzo adrenalina da ogni poro. Credo che quest’ultima sensazione sia per me una droga, quella che mi porta ogni volta a fare questo lavoro folle che amo immensamente.
Poi ci sono altri propositi come andare in piscina e portarsi tutti i giorni il pranzo in ufficio, questi non durano nemmeno 40 minuti.

intervista a Silvia Bellucci

Quando hai veramente capito che volevi lavorare con i libri, che volevi diventare ciò che sei oggi?
In realtà non l’ho mai capito. Quando ero al liceo avevo degli amici che suonavano in gruppo, scrivevo recensioni sui loro album, aggiungevo la data del concerto che stavano organizzando, due righe sul gruppo e poi, con quella artigianale cartella stampa, suonavo i campanelli de Il Tirreno e La Nazione [giornali locali della città dove sono cresciuta] e chiedevo di mettere in agenda l’evento o parlare della band per promuovere la loro musica. Un giorno mi hanno chiesto di iniziare a scrivere per il giornale, mi occupavo di cronaca e cultura. Nel frattempo mi ero iscritta a Lettere Moderne, per mettere da parte due soldi mentre studiavo lavoravo, prima in una biblioteca e poi in una libreria. Quando sono arrivata a Roma ho messo insieme i vari tasselli: occuparmi di comunicazione in campo editoriale è stato un approdo naturale. Avevo già avuto modo di misurarmi con l’attività di ufficio stampa con il progetto Valigie Rosse, braccio poetico del Premio Ciampi Città di Livorno, una straordinaria realtà – che premia le migliori voci poetiche italiane e porta nel nostro paese straordinari poeti stranieri inediti – con cui ho continuato a collaborare fino a pochi anni fa.
Quello che però mi piace più di ogni altra cosa è trovare la voce giusta per il progetto di cui vado a occuparmi: che sia un libro o una maglietta, che sia un festival culturale o l’ultimo ritrovato di alta tecnologia, mi piace capire qual è la strategia migliore per far sì che se ne possa parlare.

Qual è la dote più importante che deve coltivare chi vuole diventare un buon addetto stampa? Parlerai anche di questo durante il corso?
La passione per l’alcool? Sto scherzando! Le regole sono semplici: ci si presenta, si usa il condizionale, si ringrazia e ci si congeda. La dote che non può mancare non è una sola ma è composta da un mix di elasticità, disponibilità, un po’ di intuito, molta attenzione ed educazione. La professione di addetto/a all’ufficio stampa è fatta di fasi complicate, piani che saltano all’ultimo minuto, cambi in corsa e orari inesistenti, ma è un lavoro dove va messa la faccia e quindi la cosa più importante è il sorriso. Avere i contatti è solo una minuscola parte di questo mestiere, sicuramente nei due giorni che passeremo insieme durante il corso di ufficio stampa organizzato da CasaSirio avremo modo di parlare più nel dettaglio di tutte le fasi, ma sarà importante anche misurarsi in modo pratico.

C’è un romanzo o un graphic novel diventato famoso a livello internazionale, di cui avresti voluto seguire la promozione?
Senza dubbio ci sono libri – anche di grande successo – che ho amato da lettrice e a cui mi sarebbe piaciuto lavorare, uno tra questi è Le assaggiatrici di Rosella Postorino. Ci sono anche autori con cui ho avuto il piacere di lavorare in passato condividendo momenti importanti, a loro sono rimasta molto legata e con grandissimo piacere avrei lavorato nuovamente, penso ad esempio a Claudio Morandini che ho incontrato con Neve, cane, piede e da poco ha pubblicato un nuovo straordinario romanzo: Gli oscillanti.

Se volete conoscere Silvia Bellucci e imparare da lei come diventare un bravo addetto all’ufficio stampa, sul sito di CasaSirio trovate tutte le informazioni sul corso di Roma.
I posti disponibili sono pochissimi, non aspettate troppo!

intervista a Silvia Bellucci

credit foto di copertina | Luca Linzalata

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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