Il Club dei delitti del giovedì di Richard Osman è un cozy crime brillante, ironico e intelligente, che ha conquistato in tutto il mondo milioni di lettrici e lettori.
Il club dei delitti del giovedì
Siamo a Cooper Chase, una residenza per anziani che sorge nella campagna inglese, dove un tempo vi era un antico convento abitato da monache.
Tra i residenti della splendida dimora ci sono la misteriosa e sagace Elizabeth, il puntuale ed elegante psichiatra Ibrahim, il focoso sindacalista Ron e la dolce infermiera Joyce, che ogni giovedì si riuniscono per discutere di vecchi casi di omicidio irrisolti, mettendo ognuno a disposizione la propria esperienza.
Elizabeth aveva fondato il Club dei delitti del giovedì insieme a Penny. Penny era stata ispettrice di polizia nel Kent per un sacco di anni; portava alle riunioni gli schedare dei casi insoluti. Non era proprio autorizzata ad avere quegli schedari, ma chi doveva venire a saperlo? Oltre una certa età puoi fare praticamente tutto quel che ti pare e piace. Nessuno ti può dire niente, a parte i medici e i tuoi figli.
Il Club dei delitti del giovedì non è solo un innocuo, sebbene originale, passatempo, ma ben presto si rivela il punto di partenza per un’imprevista avventura quando l’avido costruttore Ian Ventham, proprietario di Cooper Chase, si mette in testa di ampliare la tenuta e renderla più remunerativa, anche a costo di allontanare gli attuali abitanti e di fare fuori, almeno metaforicamente, il suo ingombrante socio Tony Curran.
Di fronte a un vero delitto, i quattro membri del Club dimostrano che l’età avanzata non è affatto un ostacolo, ma anzi un’arma preziosa. La loro esperienza, la capacità di osservare le persone senza fretta, l’ironia con cui affrontano la vita, li rendono investigatori più efficaci di tanti professionisti.
A dare loro una mano ci sono l’ambiziosa agente di Polizia Donna De Freitas e il goffo e goloso ispettore capo Chris Hudson.
Osman costruisce un intreccio ricco di colpi di scena, ma il vero fascino del romanzo sta nei personaggi e nel modo in cui il giallo diventa un’occasione per riflettere sulla natura umana. L’avidità, per esempio, è un motore potente per molti dei crimini raccontati, ma puntualmente si rivela sterile, capace solo di portare rovina a chi ne è dominato. Al contrario, nel romanzo emerge spesso come non sempre chi uccide sia davvero malvagio: dietro a certi gesti estremi si nascondono fragilità, paure, o l’illusione di non avere altra scelta per ottenere giustizia.
L’autore riesce a mantenere sempre un tono lieve, un umorismo leggero che racconta il male senza schiacciarne il peso sul lettore, offrendo invece la possibilità di sorridere, di affezionarsi ai protagonisti e di guardare il mondo da una prospettiva diversa.
Che cosa sono venuta a fare qui? I nipotini ti guardano e ridacchiano di te. Figli e figlie ci scherzano su, ma tu devi stare all’erta. Ogni tanto capita che ti svegli di notte coi sudori freddi. Di tutte le cose da perdere, proprio la memoria? Che si prendano una gamba, un polmone, o che altro ma non la memoria, non la mente. Riuscire a catturare gli ultimi raggi di sole e vederli per quello che sono, prima di diventare “la povera Rosemary” o il “povero Frank”. Prima che non ci siano più altre gite, altre partite, altri club dei delitti del giovedì. Prima che non ci sia più tu. Quasi di sicuro quando confondi il nome di tua figlia con quello di tua nipote è perché hai la testa da un’altra parte, ma chi può dirlo? È come camminare sulla fune.
Se è vero che le prime pagine de Il Club dei delitti del giovedì faticano a carburare, è altrettanto certo che quando il romanzo ingrana diventa difficile smettere di leggerlo, perché intrattiene e diverte con grande sagacia, celebrando la vitalità che non conosce età: perché risolvere misteri, come vivere pienamente, non è mai questione di anni sulle spalle, ma di voglia di guardarsi attorno con curiosità.

un libro per chi: si diverte sempre quando a indagare sono persone che hanno superato di molto gli “anta”
autore: Richard Osman
titolo: Il Club dei delitti del giovedì
traduzione: Roberto Corradin
editore: SEM
pagg. 378
€ 13
Il film su Netflix
Forse erano troppo alte le aspettative, ma il film tratto dal primo romanzo di Osman non convince del tutto.
Nonostante la regia di Chris Columbus e la presenza di Steven Spielberg nel team della produzione, qualcosa disturba nel film disponibile sulla piattaforma Netflix.
Mentre Helen Mirren è perfetta nel ruolo dell’algida e sagace Elizabeth, così come Ben Kingsley nel ruolo del dandy Ibrahim, il sempre affascinante Pierce Brosnan è poco credibile nei panni dell’infervorato sindacalista Ron, mentre spiace che la bravissima Celia Imrie che interpreta Joyce non abbia avuto lo stesso spazio che ha nelle pagine del libro, risultando quindi quasi del tutto inutile nell’intreccio narrativo.
Se è chiaro il perché non tutti i dettagli presenti in un romanzo di quasi quattrocento possano essere concentrati in sole due ore sullo schermo, non è invece accettabile che vengano del tutto dimenticate due linee narrative nella ricerca del colpevole, così come non si comprende il senso di cambiare il destino di un personaggio che, sul finire del libro, diventa importante per il quartetto del Club e non solo.
Insomma, meglio proseguire nella lettura della serie di romanzi, giunta in Italia alla quarta avventura e in attesa della quinta, appena pubblicata in Gran Bretagna.
