Basta poco per sentirsi soli di Grazia Cherchi

Sulla copertina di Basta poco per sentirsi soli di Grazia Cherchi c'è il dipinto di Christian Krogh, Villa Britannia, con una donna vestita di nero che legge un libro, seduta su una sedia

Ripubblicata da Papero Editore con un’operazione di raccolta fondi, Basta poco per sentirsi soli è la raccolta di racconti della sagace consulente editoriale Grazia Cherchi, figura di spicco tra gli intellettuali dal Sessantotto a tutti gli anni Ottanta, mai davvero dimenticata da chi ha a cuore l’editoria e i suoi singolari meccanismi.

Basta poco per sentirsi soli

Cosa significa essere una consulente editoriale? Avere a che fare ogni giorno con gli scrittori, le scrittrici e i loro scritti?
Se mai qualcuno avesse avuto questa curiosità, Cherchi con i dodici racconti che fanno parte di questa raccolta riesce a farlo comprendere benissimo anche ai profani, ridimensionando in poche pagine tutto il romanticismo che permea spesso la professione intellettuale e il sacro mondo dei libri.

Lo fa con spietata verità e un’ironia fuori dal comune, senza lasciare scampo ad alcun dubbio: il suo mondo è quello di una donna sola, che di professione legge e corregge, consiglia e accompagna, spesso alle prese con timori e nevrosi, con manie di grandezza e talenti ormai spenti.

“Che si dice in giro?”
Questa è una delle domande che mi lasciano sempre interdetta. In giro dove? E da parte di chi? E su che cosa? Io, poi, non vado in giro.
“Le solite cose”, risposi fiaccamente. Non sapevo nulla, ed era questo che lo interessava, delle ultime faide tra poeti, genia rissosa e permalosa quant’altri mai. Al confronto, trattare con i romanzieri è una sinecura. D’accordo che i poeti vendono meno e sono quindi più frustrati, ma il curioso è che se la prendono sempre e solo l’uno con l’altro, come certi grupuscoli d’antan.

Da casa di Cherchi passano tutti: i più grandi, gli esordienti, i poeti falliti e i grandi premiati, quelli confusi e quelli che san tutto loro, chi ha ancora qualcosa da dire ma non sa più come farlo e chi dice troppo e niente di interessante.
Sono tutti da lei, talent scout capace di lanciare grandi nomi – Maggiani, Benni, Carlotto, Baricco, solo per citarne alcuni – ma anche di scovare piccole case editrici dai cataloghi promettenti e, cosa non meno importante in un mondo sempre meno umano, abile ascoltatrice che, nonostante i modi bruschi di chi non si fa mai abbindolare, ha sempre la miglior risposta da dare.

Dato che leggere dattiloscritti è uno dei lavori peggio pagati del Paese, ci pensano gli amici con le loro richieste di lettura gratuite a risparmiarmi di prendere anche quella miseria.

Dalla sua solitudine, che non viene mai nascosta o edulcorata, Grazia Cherchi osserva il mondo e non lesina giudizi e rimbrotti, non solo riservati all’ambiente letterario.
Le sue storie, ambientate in pieni anni Ottanta, si muovono sul filo della nostalgia, il cui massimo emblema è il gettone telefonico, a ricordarci che il tutto e subito non è sempre esistito.

Così, dopo i “raccontini” principali che scavano nel mondo intellettuale e ne fanno emergere le distorsioni e i confini, le lacune e gli eccessi, arrivano altri dieci racconti, ancor più brevi, a sottolineare il carattere dell’autrice, donna apparentemente burbera e perennemente infastidita eppure così smaniosa di cercare ascolto, cura, se non addirittura affetto.

Per tornare a casa prendo un tram. Un uomo in maniche di camicia, spettralmente magro, sta arringando con veemenza i passeggeri. Grida parole strozzate e sconnesse, ha subito un’offesa, par di capire. Stiamo tutti in silenzio, evitando di guardarlo e di guardarci. Il suo sfogo si conclude all’improvviso con una coloritissima espressione dialettale. Scoppia una risata generale. Anche lui si rasserena, il volto tornato fanciullesco e spensierato. Che cosa furiosamente grande è la vita.

Grazia Cherchi, che tanto ha dato al mondo dei libri, qui si rivela anche insofferente e a suo modo fragile, smaniosa di vivere una realtà meno volgare e dura, circondata da un’umanità meno individualista e più generosa.
Chi saprà cogliere questo suo lato meno cinico, troverà non solo un’autrice da riscoprire in ogni suo scritto ma anche un personaggio a cui affezionarsi sinceramente.

Sulla copertina di Basta poco per sentirsi soli di Grazia Cherchi c'è il dipinto di Christian Krogh, Villa Britannia, con una donna vestita di nero che legge un libro, seduta su una sedia

un libro per chi: ha sempre voluto saperne di più sui premi letterari e sulle recensioni sugli inserti culturali

autrice: Grazia Cherchi
titolo: Basta poco per sentirsi soli
editore: Papero
pagg. 118
€ 15

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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