Articolo a cura di Paola Migliorino.
Einaudi ha pubblicato a distanza di vent’anni una nuova edizione di Certi bambini, intramontabile romanzo di Diego De Silva, che nel 2004 era diventato anche un film con la regia di Andrea ed Antonio Frazzi.
Certi bambini
Questa nuova edizione è arricchita da una breve introduzione di Domenico Starnone, che evidenzia subito come il valore aggiunto del libro sia da ricercare nel ruolo di denuncia di certe realtà, all’epoca della prima edizione non ancora universalmente note: è stato infatti grazie a fenomeni letterari ed editoriali come Gomorra di Roberto Saviano che nessuno ha più potuto fingere di non sapere cosa accadaesse e accada tuttora in alcuni ambiti del nostro paese a certi bambini, ingaggiati e istruiti dalla malavita affinché imparino a compiere i più efferati crimini, nascosti dietro l’alibi dell’infanzia.
Protagonista assoluto è Rosario, un ragazzino di 11 anni, la cui età anagrafica però non corrisponde affatto alle azioni quotidiane e ai pensieri che le accompagnano.
Rosario vive con la nonna, malata e quasi perennemente imbottita di Roipnol, di cui si prende cura con sufficiente affetto e attenzione.
Non è chiaro il contesto familiare ed economico, o che fine abbiano fatto gli altri adulti che dovrebbero rappresentare la famiglia di Rosario e anche la città in cui è ambientata la storia non è mai nominata, ma tutto sembra materializzarsi con chiarezza sin dalle prime pagine.
Al mattino Rosario si alza, non va a scuola, si accende una sigaretta e si affaccia alla finestra a osservare la vita del cortile; un po’ per caso e un po’ per cattiveria inizia – con insistenza, con violenza quasi – a fissare una donna seduta sul proprio balcone, intenta a sbucciare piselli; la donna percepisce lo sguardo, aspetta un po’, prova a ignorarlo, ma poi alla fine cede ed è costretta a rientrare, ad “abbassare lo sguardo”.
Questa donna non esercita nessuna attrattiva su Rosario, è sfatta, scialba, quasi sporca, ma la consapevolezza del potere riesce comunque a eccitarlo.
Rosario tira col naso tutta l’aria che può. Quasi viene meno dalla soddisfazione. Immediatamente pensa: mo’ vado a casa sua, busso, quella apre e me la fotto. Nessuna cosa al mondo gli è mai sembrata più possibile. Poi si schiaccia l’erezione con la mano. La signora Assuntina, con quel corpo sfatto e quelle vesti da casa che le si arrampicano sui fianchi quando si muove, gli è sempre saputa di sporco. Di tutte le signore del cortile, forse è l’unica su cui non si è mai fatto una sega. Ma il diritto che ha appena acquisito su di lei, la sicurezza di poterne approfittare senza limite, così, subito, solo lo voglia, gli porta un’eccitazione schifosamente piacevole. Non ha mai ridotto nessuno a quel modo.
Questa ricerca del dominio, questa ossessione per il rispetto è l’obiettivo predominante della vita del bambino, che si affaccia già vecchio nel mondo degli adulti.
Rosario indossa una tuta e prende un borsone da palestra per passare inosservato fra la gente mentre va ad ammazzare un uomo, senza nessuna consapevolezza delle implicazioni morali di ciò che sta per compiere, ma totalmente concentrato sulla necessità di eseguire meticolosamente gli ordini, desideroso di collocarsi in una posizione di superiorità, di guadagnarsi la stima degli altri bambini, che già un po’ si allontanano, si zittiscono di fronte a lui.
C’erano solo Gaetano e Aiello, ma sentì il rispetto. E cominciò subito a fidarsi di meno.
Dietro questo isolamento dagli stessi coetanei, si intravede anche qualcosa di diverso, quasi un bisogno di attenzione, di affetto: entra così in scena Santino, un volontario che lavora per una comunità e che cerca di sottrarre Rosario a un destino delinquenziale già tracciato.
Rosario è lusingato da queste attenzioni, quasi attratto da questo ragazzo così sicuro e determinato. Grazie a lui, conosce anche Caterina, ospite di una comunità religiosa per donne maltrattate, una figura schiva ma che sembra finalmente vedere Rosario.
Tutto ciò come infulirà sulle scelte criminali di Rosario?
Senza famiglia, senza scuola, senza una rete sociale di supporto è impossibile ipotizzare un percorso diverso; la strada della delinquenza è l’unica perseguibile, certo la più facile, ma forse anche la sola che consenta di avere un sostegno economico.
Seguendo Rosario durante il viaggio in metropolitana dopo il suo primo omicidio, scopriamo parte della sua vita, le tappe della sua “educazione criminale” e i pensieri che lo hanno accompagnato lungo il percorso.
Alcuni flashback sono folgoranti, ci lasciano sbigottite, se non addirittura agghiacciate, per la semplicità e la schiettezza con cui vengono descritte le situazioni più dure.
Rosario si è sdoppiato, in parte è ancora un bambino affettuoso, in parte già freddo criminale: impossibile accusarlo, impossibile non amarlo.
Potente squarcio su una tristissima realtà, Certi bambini non ha un finale chiuso ma lascia forse intuire che è ormai troppo tardi per tornare indietro.
un libro per chi: ha amato le ambientazioni di Ragazzi di Vita di Pasolini
autore: Diego De Silva
titolo: Certi bambini
editore: Einaudi
pagg. 176
€ 11
Ho seguito altri racconti di Diego De Silva, in particolare la saga dell’Avv. Malinconico che ora è anche una serie TV italiana. Qui mi sembra che siamo su tutt’altro piano, sembra di più uno dei racconti sulla “saga dei cartelli” che un racconto italiano. È un episodio isolato dello scrittore o si è cimentato altre volte su tematiche simili? Grazie e saluti 🙂
Ciao Nicola, ne sappiamo quanto te ma cercando in rete e in particolare su santa Wikipedia, nella bibliografia dell’autore pare non ci siano altri romanzi proprio su questo specifico tema.
Buona lettura!