La casa dei fiori selvatici di Mathangi Subramanian

La casa dei fiori selvatici di Mathangi Subramanian

Articolo a cura di Paola Migliorino.

La casa dei fiori selvatici è il primo romanzo di Mathangi Subramanian, pubblicato da poco in Italia da Editrice Nord. Il titolo lascia intuire una storia dolce e delicata, ma con una punta di amarognolo, e lo stesso stile narrativo, estremamente leggero e scorrevole, è perfetto per fare risaltare gli aspetti ruvidi, se non addirittura a tratti violenti, della vita delle giovani protagoniste.

La casa dei fiori selvatici

Siamo a Bangalore, capitale dell’omonimo distretto con oltre 6 milioni di abitanti, nota per essere considerata la Silicon Valley indiana. Le immagini da cartolina ritraggono il classico dipartimento urbano moderno e tecnologico, inframezzato da templi colorati e palazzi storici realizzati nel tipico stile architettonico indiano; ma appena oltre i grattacieli, iniziano le altrettanto tipiche baraccopoli fatiscenti, gli agglomerati urbani che di “urbano” non hanno nulla, i vicoli interminabili e inestricabili, in cui si svolge la vita semplice e onesta di cinque ragazze, povere, ma determinate.

Per uno scherzo del destino che ha fatto sì che venisse parzialmente distrutto il cartello con il nome civico dell’area, adesso il sobborgo è noto a tutti come Swarga, che in sanscrito vuol dire Paradiso, e per le cinque amiche un po’ “paradiso” lo è per davvero: è lì che vivono con le proprie famiglie e che riescono ad andare a scuola, ed è lì che compiono le loro scorribande, osservando le proprie madri mentre stringono i denti per tirare avanti.

Ha ingoiato troppi segreti, troppo dolore ancora caldo. Il suono delle sue risate si frantuma in una tosse secca, e il corpo si ripiega su sé stesso.

In un groviglio di religioni e di lingue, le ragazze imparano subito che essere donna è più difficile che essere uomo, soprattutto in un posto così chiuso e attaccato a tradizioni senza senso: se nasci maschio, anche se povero, puoi comunque trascorrere l’infanzia giocando, sapendo che la tua famiglia farà di tutto per farti studiare e migliorare così la tua condizione; se nasci femmina, impari presto a lavorare e a rinunciare a tutto, e aspetti solo il momento in cui ti sposerai, probabilmente senza amore, per perpetuare il deprimente destino che è già stato di tua madre. E così le cinque amiche imparano subito una delle lezioni più importanti, quella su un destino di sottomissione dovuto all’ignoranza, e nel corso della storia faranno di tutto per continuare a frequentare la scuola e assecondare i propri sogni.

Il coraggio appartiene alle femmine, ma la libertà è dei maschi.

Forse siamo così tremendamente abituati a dare per scontata la nostra istruzione, il nostro saper guardare obiettivamente le cose e valutare i fatti, criticandoli se opportuno, da dimenticare che per alcuni nulla è scontato, che in certi angoli del mondo la mancanza di istruzione, oltre che poveri, rende inermi di fronte alle decisioni degli altri, oggetti inconsapevoli di manipolazioni talvolta anche fisiche.

La madre di Deepa, ad esempio, accetta di partorire in un ospedale solo per ricevere un contributo economico, che in realtà non è un sostegno per la nuova vita, ma il prezzo per un utero sterilizzato, nel rispetto delle politiche di controllo delle nascite di un paese devastato dalla miseria. Ma è giusto disporre così di un corpo altrui? Non è forse questo lo stupro più osceno, perpetuato grazie all’ignoranza?

Le cinque protagoniste non sono certe perfette, ma senz’altro sono coraggiose e intraprendenti, e sanno come prendersi cura l’una dell’altra; la cecità di una di loro diventa infatti l’occasione per imparare a difendersi e a prestare più attenzione al mondo circostante.

Avete presente quella cosa che dovrebbe schiacciarti, sconfiggerti, spingerti indietro, indietro e ancora più indietro? Ecco, se ti giri dalla parte giusta, ti porta lontano.

E anche le loro madri sono donne eccezionali e audaci, che trovano il coraggio di rompere gli schemi e infrangere le regole; ecco allora la madre di Joy, femmina nata in un corpo del genere sbagliato, che di fronte alle prime manifestazioni della sessualità del figlio/a, decide di assecondarla anziché reprimerla nell’omologazione di ciò che è considerato “normale”.

Sullo sfondo dello slum, sempre in procinto di essere raso al suolo per fare spazio a nuovi centri commerciali o nuovi viali a otto corsie, assistiamo così ai cambiamenti nella vita delle cinque amiche e all’evoluzione dei loro destini; grazie anche alla forza e al coraggio di donne generose che ancora oggi combattono per assicurare ai propri cari i più elementari diritti, le vediamo quindi crescere e avviarsi verso un domani, forse, migliore.
Una lettura d’intrattenimento, con l’unico importante intento di tenere sempre alta l’attenzione sulla condizione femminile.

La casa dei fiori selvatici di Mathangi Subramanian

un libro per chi: in un mondo globalizzato, cerca ancora le differenze

07autore: Mathangi Subramanian
titolo: La casa dei fiori selvatici
traduzione: Patrizia Spinato
editore: Editrice Nord
pagg. 390
€ 18

Chi ha scritto questo post?

Mamma di tre adolescenti e un cane, lavoratrice a tempo pieno e moglie stressata.
Anche se si reputa giovane, Paola è una lettrice vecchia maniera: ama la carta, l’odore di un libro nuovo, le copertine coinvolgenti e le prefazioni.
Siciliana di stanza a Milano, grazie ai libri viaggia nello spazio e nel tempo, senza limiti o barriere. Spesso, infatti, un libro la porta verso un altro, in una sequenza di passi del tutto casuale.

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