La libreria della rue Charras di Kaouther Adimi

La libreria della rue Charras di Kaouther Adimi

Saranno coincidenze o sarà che – visto il clima politico – sono costretta a essere molto più sensibile verso certi temi, ma ultimamente m’imbatto spesso in libri che parlano di resistenza e integrazione, e che mettono al centro la cultura quale arma più forte per combattere integralismo e razzismo.
È il caso del bel romanzo uscito a maggio per L’Orma e scritto dall’algerina Kaouther Adimi, La libreria della rue Charras, che si ispira alla vita del libraio ed editore Edmond Charlot, che nell’Algeri degli anni ’30 diede vita alla libreria Les Vrais Richesses e alle Edizioni Charlot.

La libreria della rue Charras

Sarai solo, perché per perdersi e vedere tutto bisogna essere soli. Ci sono città, e Algeri è una di queste, in cui qualsiasi compagnia è di troppo. Ci si passeggia come ci si abbandona alle fantasticherie, con le mani in tasca e il cuore stretto.

Chi viaggia in solitudine non può che ritrovarsi in queste parole, che accolgono il lettore nelle prime pagine.
Il romanzo, attraverso un immaginario diario tenuto da Edmond Charlot, scatta un’istantanea all’Algeria sotto il dominio francese, ma anche al terribile periodo della Seconda Guerra Mondiale e al feroce razzismo perpetrato dai francesi sugli indigeni algerini.

In questo clima decisamente difficile, spicca l’entusiasmo del giovane Charlot che, sostenuto da una famiglia capace di comprendere il grande valore dei libri e circondato da amici di altissimo spessore, è deciso a coltivare il fermento culturale che si muove nelle retrovie, per unire idealmente le due sponde del Mediterraneo.

Un tempo i libri erano talmente preziosi che li guardavamo con rispetto, li promettevamo ai nostri bambini e li regalavamo alle persone care.

Edmond Charlot, traghettatore di libri, poco più che ventenne si lancia quindi in una stoica impresa culturale: essere libraio ed editore ad Algeri.
Al suo fianco, in quei sette metri per quattro che prenderanno il nome dal romanzo di Jean Giono, amici del calibro di Albert Camus – Charlot fu il primo a pubblicarne le opere -, André Gide, Antoine de Saint-Exupéry e molti altri nomi della grande letteratura del Novecento.
Giovani autori, per giovani lettori, da giovani librai, questo il motto di quel piccolo spazio intriso di granitica volontà e capace di grandi magie.
Edmond Charlot crede nei libri e nel loro potere e, nonostante, le infinite difficoltà economiche e logistiche, si butta a capofitto nel ruolo di editore, pubblicando alcuni dei più grandi autori in lingua francese e araba.

A me sta a cuore pubblicare quello che mi piace e che sono in grado di difendere davanti a giornalisti e lettori. La mia è una missione. Non potrei concepire il mio lavoro altrimenti. Lo scrittore deve scrivere e l’editore deve dare vita ai libri. Non possono esserci gabbie. La letteratura è troppo importante perché io non mi ci dedichi anima e corpo.

Al 2 bis di rue Charras convergono e si fondono due culture differenti, che nel tempo, purtroppo, arriveranno a scontrarsi con violenza, fino alla rivoluzione che porterà all’indipendenza dalla Francia, nel 1962.
Ma non sono solo gli scontri esterni a rendere difficile la vita di Charlot, delle sue edizioni e de Les Vrais Richesses.
Le amicizie si disgregano e lasciano sul campo un libraio editore sfinito e ferito, che deve ricominciare da capo, con una nuova attività dal nome evocativo che richiama quel Mediterraneo che Charlot, nonostante una lunga parentesi francese, non è mai riuscito a dimenticare: Rivages.

Si può passare tutta la vita a correre dietro alla carta?

Il diario di Charlot, magnificamente inventato dalla Adimi dopo lunghe e meticolose ricerche, si alterna alla storia di Ryad, giovane studente di ingegneria, arrivato ad Algeri ai giorni nostri per un tirocinio alquanto bizzarro. Deve infatti occuparsi di sgombrare la vecchia e decadente libreria della rue Charras, nel tempo diventata una piccola biblioteca di quartiere, poco frequentata ma sempre molto amata dagli abitanti della zona. Primo tra tutti, il vecchio Abdallah, che racconta all’inesperto tirocinante la gloria che fu e lo accompagna alla scoperta di Algeri, città che ha nel sangue senza averla mai visitata.

Les Vrais Richesses è destinata quindi a scomparire per sempre.
O forse no, perché i libri continueranno a tenerla in vita, almeno fino a quando ci sarà qualcuno a leggerli.

La libreria della rue Charras ci ricorda, ancora una volta, che la letteratura è arte salvifica e totalizzante, capace di sottrarre all’oblio chi l’ha veramente amata e vissuta.
Perchè un uomo che legge ne vale due.

La libreria della rue Charras di Kaouther Adimi

un libro per chi: ama i libri, le librerie e i piccoli grandi eroi della cultura

autore: Kaouther Adimi
titolo: La libreria della rue Charras
traduzione: Francesca Bononi
editore: L’Orma
pagg. 200
€ 16

L'ho comprato io!

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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