Sigma di Julia Deck

Sigma di Julia Deck

È certamente una narrazione insolita quella che fa Julia Deck in Sigma, romanzo francesce pubblicato in Italia da Prehistorica.
Non aspettatevi una spy story alla John Le Carré o alla Tom Clancy, qui siamo piuttosto di fronte alla sottile ironia che ricorda lo stile narrativo di Inviata speciale di Jean Echenoz, guarda caso un altro francese che sa spargere ironia e umorismo qua e là, per sdrammatizzare e, soprattutto, prendere un pochino in giro la presuntuosa seriosità del complottismo internazionale.

Sigma

Sigma è un’organizzazione segreta che ha un unico grande scopo: tenere sotto controllo le opere d’arte che possono far scaturire in chi le guarda reazioni, emozioni e riflessioni capaci di alimentare il pensiero critico e diventare quindi miccia di una possibile sovversione dell’ordine costituito.

Pensate per un attimo alla potenza che emanano grandi opere come Il quarto stato di Pellizza da Volpedo o Guernica di Pablo Picasso, due dipinti in grado di smuovere le menti, di farsi portavoce della rivoluzione del popolo contro i potenti e le guerre.

Guernica di Picasso
Guernica di Picasso

Ecco, Sigma cerca in ogni modo di neutralizzare il potere dell’arte e si attiva con una certa veemenza quando inizia a girare la voce che uno dei dipinti del grande e scomparso artista Kessler sia ancora in circolazione, sopravvissuto al rogo a cui lo stesso pittore aveva dato in pasto le proprie ultime opere.

Ma come si muove questa organizzazione segreta?
Spargendo qua e là, accanto a personaggi noti e di potere, agenti segreti sotto copertura, che hanno il compito di stilare lunghi rapporti sui movimenti dei sorvegliati, manovrandoli in una direzione che non preveda grossi scossoni e, soprattutto, che non rischi di alimentare imprevedibili movimenti del popolo.

Tra i sorvegliati c’è anche Pola Stalker, giovane attrice amatissima in Svizzera, sorella di Elvire Elstir, gallerista che sta tentando in ogni modo di recuperare le opere di Kessler per farne una retrospettiva capace di attirare non solo la grande critica ma soprattutto i collezionisti più facoltosi.

La fama di Stalker aumenta di giorno in giorno ed è fondamentale che in pubblico esprima opinioni consone. Ci troviamo spesso di fronte a questo problema con quelli che raggiungono la notorietà da un giorno all’altro. In un primo momento pensano di poter mantenere la visione delle cose che avevano quando erano ancora persone anonime, senza capire che l’intero edificio sociale si fonda sull’armonizzazione dei pensieri. In genere, la situazione si normalizza nel giro di pochi mesi. Ma tenete d’occhio il vostro agente affinché non la confonda ulteriormente in questa fase così delicata.

Oltre a Kessler e alle sue opere, il vero protagonista di questa narrazione che procede esclusivamente tra i resoconti degli agenti sotto copertura e le fredde analisi degli uffici di Sigma, è Alexis Zante, vicepresidente della Banque Berghof e collezionista d’arte, talmente ipnotizzato e ossessionato dall’opera dell’artista da aver acquistato l’ultima sua dimora.

Esperto di tutte le forme della creatività contemporanea, apre alla sua clientela le porte dell’arte. Ma con un certo tatto, sottolineandone gli aspetti seducenti, rimuovendo quelli che potrebbero risultare perturbanti. Si tiene al corrente delle quotazioni, delle tendenze, possiede un indubbio fiuto e consiglia investimenti giudiziosi. La nozione di profitto crea una sorta di cordone di sicurezza tra le opere e i loro proprietari. Perché questi ultimi sono cauti, desiderano accarezzare la possibilità di un mondo migliore senza rischiare di perdercisi. E il nostro banchiere ha sempre svolto il suo ruolo in modo impeccabile, fino al giorno in cui ha deciso di smettere di fingere.

Effettivamente Zante da un po’ di tempo non è più lo stesso.
Qualcosa in lui è cambiato, la freddezza dell’uomo d’affari è stata superata da un nervosismo crescente, la capacità di fingere con i clienti è stata sommersa dalla necessità di dire la verità, a costo di diventare brutale.

Kessler non ha niente da offrirle. Non ha mai dipinto quadri adatti a decorare una parete, o che presuppongono che si eriga una parete per appenderveli. La sua è un’opera performativa, e in quanto tale ha bisogno di tempo, di amore, di una postura meditativa per essere compresa in tutta la sua incredibile potenza. Ma attenzione, Boulmer, quest’opera è pericolosa. Mi deve credere. Dopo non potrà più.
– Che cosa, non potrò più.
– Non potrà più niente. Credere a quello che fa. Spettegolare in consiglio d’amministrazione. Giocare a golf. Fare l’amore con la signora Boulmer.

Perché Alexis Zante si comporta così?
Non solo Sigma ha sospetti su di lui e sul suo improvviso cambiamento, ma anche Elvire Elstir inizia a credere che il banchiere abbia qualcosa da nascondere e sappia molte più cose su Kessler di quello che ammette.

Tra le manipolazioni dell’organizzazione e quelle messe in atto dagli stessi sorvegliati – che forse non sono del tutto succubi dei movimenti della rete e quindi davvero irresponsabili delle proprie azioni – la trama evolve verso un finale decisamente sorprendente, che viene svelato attraverso i diversi punti di vista degli agenti.

L’eccellente epilogo, che rivela l’insospettabile mente che ha governato l’intero complotto, vale la personalissima difficoltà nell’entrare in sintonia con lo stile dell’autrice nell’uso dei dialoghi.

Sigma è un romanzo decisamente originale, che con i suoi diversi piani di lettura sa divertire e far riflettere, giocando con i lettori e le lettrici fino all’ultima pagina.

Sigma di Julia Deck

un libro per chi: cerca una lettura insolita

autrice: Julia Deck
titolo: Sigma
traduzione: Lorenza Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco
editore: Prehistorica
pagg. 221
€ 17

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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