Delitto all’ora del vespro di Richard Coles

Sulla copertina di Delitto all'ora del vespro di Richard Coles c'è l'illustrazione di una chiesa sulla sfondo, con davanti un cimitero e tra le lapidi un piccolo cane bassotto

Chissà se il canonico Daniel Clement, protagonista di Delitto all’ora del vespro, il giallo classico da poco pubblicato da Einaudi, è l’alter ego del suo autore, il razionale e un tantino noioso reverendo Richard Coles

Delitto all’ora del vespro

È il 1988 e Daniel Clement è il rettore della parrocchia di St. Mary a Champton, un villaggio sorto sui possedimenti dei de Flures, una delle tante nobili famiglie che governano sulle campagne inglesi.

È una delle cose che amo dei posti come questo, – intervenne Daniel – Funzionano da soli, si autoalimentano. Le vecchie generazioni passano il testimone alle nuove. Ci si prende cura dei vecchi e dei fragili, si allevano i bambini, si custodiscono le tradizioni.

La vita del rettore Clement scorre perlopiù in chiesa, a celebrare funzioni e a pregare, e in parte tra casa, che condivide con la madre, la pragmatica, vivace e pettegola Audrey, e in giro per il villaggio, a portare conforto agli abitanti che ne hanno bisogno.
Un giorno, però, al termine della messa Daniel fa un annuncio ai fedeli: a breve partiranno i lavori per installare in chiesa dei bagni a disposizione di tutti.
Da quel momento Champton viene scossa non solo dal dissenso di un coriaceo gruppo contrario all’iniziativa ma anche da un delitto che viene compiuto proprio tra i banchi della chiesa che avrebbero dovuto essere rimossi per fare spazio alla ristrutturazione.

Le morti violente erano bombe di profondità, esplosioni che facevano emergere l’ignoto, mentre la comunità si raccoglieva e affrontava la realtà di un evento terribile.
Non era la prima morte violenta della sua carriera. Nella sua prima parrocchia, proprio la prima settimana, c’era stato un omicidio, e negli anni seguenti ne aveva affrontati altri: regolamenti di conti o misteri irrisolti. E chissà quanti gliene erano passati sotto il naso senza che se ne accorgesse. Più di una volta aveva seppellito un parrocchiano con il sospetto che il suo assassino fosse tra coloro che portavano la bara.

Il canonico decide di indagare sull’accaduto e a dargli man forte ci saranno il poliziotto Neil Vanloo, con cui stringerà un’alleanza molto simile a un’amicizia, e la madre Audrey, non certo incoraggiata dal biasimante e rigido figlio.

… Quando eri piccolo non dovevo mai preoccuparmi che rifiutassi il rognone, le cervella o il fagiano. Le frattaglie, le cose in divenire, quelle in procinto di guastarsi, ti sono sempre piaciute. È nella tua natura. E mi chiedo se nel tempo tu non sia diventato un po’ un segugio capace di fiutare il marciume come i cani.

Nelle 308 pagine del romanzo incontriamo tanti, forse troppi, personaggi, i cui tratti caratteriali sono talvolta così poco approfonditi da risultare quasi inutili all’economia della storia.
E tante sono anche le digressioni ecclesiastiche del canonico, che sembrano voler allungare un brodo che, in verità, non ne avrebbe necessitato, visto che l’intreccio giallo sta in piedi e risulta, quando non infarcito di inutili dettagli, più che convincente, soprattutto nelle parti che richiamano gli accadimenti della Seconda Guerra Mondiale.

Nel complesso, tolta la noia dovuta alla logorrea dell’autore, Delitto all’ora del vespro è un buon giallo serioso, che nulla ha a che vedere, però, con quei bei cosy crime ambientati nei villaggi inglesi che riescono a strapparci anche qualche sorriso.

un libro per chi: è curioso di leggere un romanzo scritto da un reverendo

autore: Rev. Richard Coles
titolo: Delitto all’ora del vespro
traduzione: Letizia Sacchini
editore: Einaudi
pagg. 308
€ 18

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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