L’equilibrio delle lucciole di Valeria Tron

L'equilibrio delle lucciole di Valeria Tron

Ci vuole tempo per questo libro.
Il tempo che si dà alla scoperta delle prime crepe dell’età adulta, il tempo per individuare le piccole cose che delineano il luogo che definiamo “casa”. Il tempo che ci prendiamo per imparare a conoscerci davvero.
Ci vuole tempo per leggere L’equilibrio delle lucciole, romanzo d’esordio di Valeria Tron pubblicato da Salani, e quel tempo, credetemi, sarà tempo speso bene.

Il romanzo sarà protagonista del gruppo di lettura Babele nell’incontro del prossimo 20 settembre.

L’equilibrio delle lucciole

Ma ci sono davvero cose più importanti che farti appoggiare l’orecchio al cono di una genziana in un giorno di vento?

Se lo domanda Adelaide in una lettera rivolta al figlio diciottenne Gioele.
È sua la voce narrante di questa storia che contiene moltitudini e che rende omaggio al patois, il dialetto provenzale parlato in Valle d’Aosta e in alcune vallate piemontesi, tra cui la Val Germanasca a cui Adelaide torna dopo aver preso coscienza che il suo matrimonio con Edo sta finendo.

È lì che è cresciuta, con la sua adorata omonima nonna detta Memè e le sue amiche, le zie Lena, Nanà e Irma.
Oggi su al borgo è rimasta solo la novantenne Nanà, sorella di Lena, che la accoglie come sempre, con quegli occhi che sanno leggerle l’anima e la saggezza di chi ha molto vissuto.

Si sbaglia a considerare un uomo creatura singola, specie in quei luoghi dove le vite influenzano il paesaggio fino a diventarne parte integrante e insostituibile. Ogni vita ha stretta alla cintura una giostra di corde tese verso le case e, in ognuna, una strofa da sommare alle altre, così da trasformare le esistenze in un canone da riprendere al tempo giusto.

Adelaide scopre che Nanà è rimasta sola perché Levì, suo amico da sempre e quasi centenario, ha avuto un incidente ed è ora ricoverato in una clinica, lontano dalla sua amata montagna.
La sofferenza per l’allontanamento dell’uomo è tale che le due donne si stringono in una rievocazione di ricordi e di vicende del passato che coinvolgono tutti gli abitanti del paese.

Ade scopre così la struggenza di una storia d’amore interrotta dalla guerra, l’orrore della violenza domestica, la malinconia nascosta da sorrisi e balli sfrenati, ma anche la forza di una comunità che ha saputo sostenersi e andare avanti, sempre.
Con l’aiuto di Nanà – che ha conservato diari, lettere, fotografie e molto altro – ripercorre i momenti di un’infanzia già ricca delle storie raccontate da Celest, detto bar Tricot, lo sceriffo dell’allegria.

Una storia vale solamente se ci sono: un oratore, una buona dose di dettagli, ritmo e la curiosità dell’uditorio. Se c’è tutto questo la storia rimane. Sennò passa.

E nel rivivere il passato e la forza di quelle emozioni mai sopite, Adelaide ritrova lentamente il senso delle cose che credeva d’aver perduto, quel desiderio di “… essere partecipi di qualcosa di gentile…” che non riusciva a condividere con il marito, di tutt’altra pasta.

Nel tentativo di riportare Levì a casa, a meizoun, Adelaide incontra l’infermiere Daniele, che si rivelerà complice di quel desiderio.

Valeria Tron con L’equilibrio delle lucciole scrive una storia bellissima, che celebra l’amore per le piccole cose e ribadisce l’importanza dell’ascolto e della memoria, e lo fa con una voce cristallina e potente, già profondamente riconoscibile.

Ciò che fu s’intreccia alla quotidianità dei nuovi giorni tra i monti, in un alternarsi di quadri che evocano luoghi, profumi e sapori.

Nulla è casuale. C’è una tale portata di sentimento che questo rimane negli alimenti, quasi che gli ingredienti si inzuppino con i ricordi di chi li tocca.

Tutti quanti in quella valle hanno una storia che deve essere raccontata e l’autrice compie un mirabile lavoro nel farlo utilizzando anche il patois, che se inizialmente può stordire il lettore diventa poi, di pagina in pagina, un espediente capace di far sentire tutto il calore di una casa e la sicurezza di radici profonde.
Questo è un romanzo che smuove ricordi e sensazioni ancestrali e che ha il grande potere di rimetterci al punto di partenza, dando un nuovo senso alle parole che diamo spesso per scontate.

Sono le parole a custodirci: le parole custodi. Tocca averne cura e possono riportare in vita l’essenza di chi le ha pronunciate: è un travaso importante la memoria delle parole.

L'equilibrio delle lucciole di Valeria Tron

un libro per chi: sa che il silenzio della montagna può raccontare molte cose

autrice: Valeria Tron
titolo: L’equilibrio delle lucciole
editore: Salani
pagg. 392
€ 18

Babele il gruppo di lettura disordinato

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

(5) Commenti

  1. Marcella dice:

    Curiosa di intraprendere questo viaggio!!!

    1. Felice di averti sempre a bordo!

  2. Valeria Tron dice:

    Cara Elena, ti ringrazio davvero moltissimo. Le tue parole hanno il suono armonico della risonanza.
    Come direbbe Nanà: “ Qualcosa di buono accade sempre. Basto l’hèi créire”

    Un abbraccio. Leria.

    1. Cara Valeria, credo che te lo ripeterò all’infinito: hai scritto un libro speciale, sono entrata nella storia e ho voluto bene a tutti i protagonisti, che sono diventati la mia casa.
      Sono pochissimi i romanzi che hanno fatto questo per me, e per questo sono io a ringraziarti!

  3. Dario Bassignano dice:

    È un libro speciale, io parlo l’occitano della val Vermenagna ed è il motivo che mi ha spinto s comprarlo. La parlata di Nana’ spesso però mi ha messo in difficoltà, mi sarebbe piaciuto trovare la traduzione letterale … penso che chi il patois non lo conosce possa non dare il giusto valore a questo libro, che è un quadro delle nostre montagne.
    Quando un libro mi piace lo centellino per farlo durare a lungo, vorrei arrivare al finale mai. Questo libro è stato così… grazie per averlo scritto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *