Dalla parte del bene di Martin Fahrner

Dalla parte del bene di Martin Fahrner

Se Keller non avesse già pubblicato i romanzi di Ota Pavel, si potrebbe dire che Dalla parte del bene di Martin Fahrner è il gioiello ceco di cui avevamo bisogno.
Ma di gioielli in letteratura non ce ne sono mai abbastanza, quindi questo breve romanzo che intreccia fatti storici alle piccole vicende familiari dei suoi protagonisti, può essere facilmente messo sullo stesso piano, per bellezza e intensità, delle opere del compianto Otto.

Dalla parte del bene

Nelle duecento pagine del romanzo scorrono veloci e appassionanti i ricordi del protagonista, da quelli più teneri dell’infanzia trascorsa in un piccolo paese della Cecoslovacchia ai confini con la Polonia, fino a quelli più ruvidi dell’età più adulta.
Vediamo quindi intrecciarsi gli aneddoti sull’idolatrato padre – un calciatore fortissimo e capitano della squadra del Kostelec, sempre pronto a combattere e non solo a segnare gol – e alcuni dei fatti più salienti della Storia della sua terra, a partire dal 1968 e dall’invasione da parte di Unione Sovietica, Polonia, Germania dell’Est, Bulgaria e Ungheria, fino alla caduta del Comunismo sul finire degli Anni 80.

Aveva cambiato società varie volte ma aveva sempre preteso di giocare col numero sette. Infilo la maglietta e guardandosi allo specchio appiccicò sulla manica la fascia da capitano. Ora era soddisfatto. A papà non interessava chi fosse un vantaggio numerico e con che armi si sarebbe combattuto. Lui giocava dalla parte del bene, e oltretutto era il capitano. Una cosa così grandiosa che la mamma non provo nemmeno più a trattenerlo.

C’è una tenerezza profonda nella voce narrante ogni volta che ricorda il padre e ogni membro della propria famiglia, come se il diventare grande, il prendere atto che non tutto era davvero come lo si credeva, non avesse minimamente scalfito l’enorme amore di chi guarda con gli occhi dell’innocenza.
Ed è così che il bambino diventato uomo mai si trova a giudicare, nemmeno quando il padre si rivela semplicemente umano, fatto, come tutti, di insicurezze ed errori.

Il cuore di papà continuò a battere perché aveva una motivazione. Doveva sopravvivere per potermi proteggere in caso di necessità, per essere al mio fianco col suo pugno e col suo abbraccio, in qualsiasi momento, che fosse giorno, notte, o le sette e mezzo del mattino. Continuò a battere per l’amore che ci tiene vivi in ogni tempo ed entro qualsivoglia confine.

Nemmeno la separazione dalla madre e le assurde traversie con il denaro riusciranno a opacizzare la brillantezza di quei ricordi d’infanzia, con l’eroe con il pallone tra i piedi che rimane a lungo sul piedistallo per poi essere sempre e comunque amato anche se fragile e difettoso come tutti gli esseri umani.
Certo è che, come spesso accade, senza nemmeno rendersene conto il figlio assorbe e reitera, faticando non poco a trovare la propria strada e l’amore, passando attraverso gli stessi errori, che sono poi gli errori di tutti noi.

Avevo sempre pensato che l’amore ti cambiasse senza il bisogno di fare niente, se si trattava di vero amore non potevano esserci incomprensioni o disaccordi. Non sapevo ancora che il vero amore lo riconosci proprio perché non te lo lasci scappare, nonostante le incomprensioni e i disaccordi, che devi stringere i denti e superare le difficoltà insieme all’altro, imparare ad aprirti ed esprimere ciò che ti fa soffrire confidando nel fatto che l’altro non se ne approfitterà.

Ma anche questo significa crescere e non sarà più solo questione di misura di bicicletta – dal triciclo alla Piony, dalla Eska  alla Favorit, l’ultima e più ambita – come impareremo fin dall’inizio di questa storia agrodolce che punta un faro potente e capace di illuminare anche gli angoli più bui dei legami familiari.

Non mancano di certo gli aneddoti più divertenti, apparentemente più leggeri, ma ogni ricordo nasconde sempre qualcosa di profondo e vero, in grado di farci vivere da vicino la vita nell’est di quei tempi.

Il galleggiante rosso era la forma di protesta di mio nonno, dopo l’occupazione dell’armata tedesca aveva dipinto tutti i galleggianti di quel colore. Era un uomo pacifico convinto che ciascuno dovesse ribellarsi nella misura in cui gli era possibile. Con la vittoria del febbraio del 1948 non provvide a ridipingere i suoi galleggianti perché riponeva nel nuovo governo la stessa fiducia che aveva riposto nel precedente e sperava che non durasse a lungo. Tuttavia quando morì, il Paese era ancora sotto i comunisti.

Dalla parte del bene è un inno al reinventarsi sempre, qualsiasi cosa accada, qualsiasi siano le forze avverse che ci vengono in contro.
Davvero bello e speciale.

Dalla parte del bene di Martin Fahrner

un libro per chi: ama le piccole storie di famiglia che s’intrecciano con la Grande Storia

autore: Martin Fahrner
titolo: Dalla parte del bene
traduzione: Laura Angeloni
editore: Keller
pagg. 226
€ 16

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Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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