Febbre di Jonathan Bazzi

Febbre di Jonathan Bazzi

Non è stato solo leggere.
È stato imparare a voler bene a qualcuno.

Quel qualcuno è Jonathan Bazzi che con Febbre, pubblicato da Fandango, esordisce in libreria in modo così detonante da far male agli occhi e al cuore.

Febbre

Jonathan ha poco più di trent’anni. Vive a Milano con il compagno Marius, studia Filosofia all’università e si mantiene insegnando yoga.
Ha una febbriciattola che da qualche settimana lo tormenta, spossandolo al punto da non riuscire a lavorare.
Potrebbe essere mononucleosi, o così dice il medico che Jonathan ha recuperato online. Gli esami però non portano a nulla e quella febbre è sempre lì che non molla, imperterrita e sfinente come il peggior pensiero ossessivo.

Forse è qualcosa di più grave, pensa Jonathan, abituato fin da bambino a vedersi cadere addosso sofferenza e incertezze.
Il dolore della separazione dei genitori, il bullismo dei compagni di scuola, lo squallore dei palazzoni di Rozzano, l’inesaudibile desiderio di essere compreso e accettato, senza dover dare spiegazioni.
Tutto questo è il passato di Jonathan, una costante ricerca del bene che oggi ha trovato nei suoi gatti e in Marius, lontano dall’estrema periferia sud di Milano rovinata da tossici, delinquenti, ignoranti e abitata da chi ha tentato di prendersi cura di lui, senza però conoscere i moti profondi dell’accudimento amoroso.

Mio padre che, secondo quello che hanno deciso al momento della separazione, dovrebbe venire a prendermi un giorno a settimana e un weekend ogni quindici giorni e invece non segue l’accordo, non viene quasi mai. Lo aspetto per giornate intere, vicino al telefono di plastica grigia a casa dei nonni.
Ha detto che mi chiama e poi viene a prendermi.
Non chiama, nonna. Papà si è dimenticato.
Fa sempre così, e tu ancora aspetti, ancora ci credi.
Va’ a giocare, guarda la televisione.
Ma no, resto qua. Mi siedo di fianco al telefono. Aspetto papà, lo devo aspettare.
Ho qualcosa che mi tira e mi stringe tra la gola e la pancia. Non posso guardare la televisione, non posso giocare. Anche se ci provo non ci riesco: ho paura che non venga più.

Già da bambino era diverso Jonathan. Intelligente e timido, studioso e balbuziente, fragile ed eccentrico; nulla a che fare con la maggior parte dei ragazzini di Rozzano, sempre pronti a menar le mani e a uniformarsi alla grettezza di quel frammento di società.
Com’è potuto accadere che il ragazzo che da quel mondo è riuscito faticosamente a prendere il volo, oggi stia così male?
Forse è leucemia, forse Jonathan sta morendo.
Ancora altri esami, altri aghi, altre visite mediche, fino a quando, nero su bianco, arriva l’ultimo esito, quello che per molti potrebbe essere una condanna ma che per Jonathan in quel momento ha il suono di un sospiro di sollievo: HIV.

Incontro questo dottore con l’aria da sacerdote e immediatamente lui conosce un sacco di cose di me. Vengo ricondotto a una comunità, a una storia, una casistica. Il virus dell’HIV conferma che sei gay e che hai fatto sesso. Magari troppo, in modo promiscuo.
Vabbè, mica solo i froci.
Ma nell’immaginario comune.
È quello che conta.
Dica dottore, dica pure: io son pronto. Preferisco questo ad altro. L’HIV oggi si tiene sotto controllo, lo so, l’ho letto: star male e morire, un giorno, come tutti, si vedrà. Ma non ora, non subito, è questo che m’interessa. Lui però non sembra preparato alla mia reazione. Si aspettava un pianto, qualche smorfia, almeno un cenno di disperazione?
Vuole di più?
Puoi fare di meglio.
Quando mi capita di raccontare alla gente, agli amici, al mio medico di famiglia, il modo in cui ho reagito alla diagnosi nessuno capisce come sia possibile. Perplessità, sguardi confusi. Sì nel momento in cui scopro di avere l’HIV io sono contento.
Sollevato.

Il romanzo autobiografico di Jonathan Bazzi alterna il presente del 2016 al passato del bimbo cresciuto a Rozzano, facendo emergere l’incredibile forza di un ragazzo che vuole vivere e vive, lasciando che la sopravvivenza appartenga a chi non sa di poter andare oltre.
Con una scrittura icastica, vorticosa e assolutamente perfetta, Bazzi rivela un talento narrativo capace di fare la differenza, regalandoci una storia di debolezze umane e resilienza, che esula dai giudizi e sposta il baricentro sull’accettazione delle fragilità.
Un libro importante, assolutamente da leggere.

Febbre di Jonathan Bazzi

un libro per chi: cerca una storia che metta radici profonde e diventi indimenticabile

autore: Jonathan Bazzi
titolo: Febbre
editore: Fandango
pagg. 326
€ 18,50

Absolute Beginners

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

(4) Commenti

  1. Giancarlo dice:

    …..aggiungo che l’ho comprato per regalarlo ad una cara amica

  2. Roberta dice:

    Bravo Jonathan! Sei riuscito a mettere a nudo la tua vita complicata per quella che è, vera, profonda e disperata, ma con un riscatto !! Ed io che l’ho letta sono entrata in empatia con un ragazzo solo, pieno di insicurezze ed incertezze. È dalla tempesta che emergono gli eroi ed io ti auguro di surfare il tuo tsunami con tutta la forza che sai prendere dalla vita! L’HIV? Sti cazzi, prendi la tua pasticca sempre e continua a surfare !

  3. Storia stupenda e indimenticabile. Rarissimo imbattersi in un esordio di tale forza narrativa. È arrivato sesto allo Strega, gli altri cinque devono aver scritto Guerra e Pace

    1. Ho amato il libro di Bazzi ma, per amor di verità, devo dire che “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli e “Almarina” di Valeria Parrella – gli unici altri due canditati che ho letto – sono altrettanto belli e meritevoli.

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