I tonni non nuotano in scatola di Carla Fiorentino

I tonni non nuotano in scatola di Carla Fiorentino

Esordiente nel 2018 con Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore, Carla Fiorentino torna in libreria per Fandango, con un nuovo romanzo che, ancora una volta, spicca per l’originalità del titolo: I tonni non nuotano in scatola.

I tonni non nuotano in scatola

Violetta, detta Vetta, non è più una ragazzina.
È più vicina ai quaranta che ai trenta, abita a Roma, ha un buon lavoro come giornalista e vive una relazione duratura con Federico.

Lei e Federico non vivono insieme e sono uniti dal profondo desiderio di… non sposarsi mai!
Si sono ripromessi di non soccombere alla quotidianità, al vedersi ogni notte nello stesso letto, cedendo alla sciatteria che spesso coglie le coppie ormai rodate da anni di convivenza.
Il pensiero di sposarsi è per loro qualcosa davanti a cui gridare un sonoro VADE RETRO!

Un giorno, però, Vetta trova nella tasca di una giacca di Federico una misteriosa scatoletta; una di quelle preziose confezioni che si usano in gioielleria.
Non sarà mica un anello? Non vorrà forse venire meno al loro sacro patto d’amore senza vincoli contrattuali?

Alla fine non avevo aperto la scatoletta. Mi ero limitata a rimetterla a posto nel taschino della giacca e la giacca sulla gruccia dentro l’armadio. Mi ero convinta che, se non avessi guardato l’anello dentro quella scatola, allora l’anello non sarebbe esistito. E se non fosse esistito l’anello, allora non avrei mai dovuto assistere alla scenetta penosa di Federico in ginocchio e dei ragni che gli ghermivano la testa, mentre io uscivo dalla stanza urlando come se una forbicina mi si fosse infilata nel condotto uditivo. Ma mi sbagliavo. Anche se avevo resistito alla curiosità di aprire la scatola. Anche se non avevo visto l’anello con i miei occhi, quell’anello esisteva. Esisteva nella mia testa così come dentro a quella scatola. E la scenetta di Federico in ginocchio, intento a chiedere la mia mano, aveva iniziato a perseguitarmi.

Lo shock per Vetta è così forte da chiedere a Luca, suo capo e amico, di essere spedita per qualche tempo sull’isola di Carloforte, per scrivere un articolo dedicato alla tonnara, la crudele ma suggestiva mattanza di tonni, che ogni anno attira centinaia di turisti e che è il patrimonio indiscusso e radicato nell’anima dei carlofortini.

Carloforte per Vetta non è un luogo ignoto.
È lì che ha trascorso molte estati da bambina, accumulando i ricordi più belli, quelli che tutti noi nascondiamo nel cassetto “infanzia” e che siamo pronti a tirare fuori quando abbiamo bisogno di sorridere pacificamente, ammansendo i pensieri più brutti.
Per Vetta l’isola è un luogo dell’altrove, dove rifugiarsi ora che il suo mondo sembra andare in pezzi.

Ero più propensa a pensare che appartenesse proprio a noi ragazzi alla soglia dei quarant’anni, questo bisogno di altrove. Questa necessità di lasciare tutto e andare via, il più lontano possibile. Dove non era poi così importante. L’altrove era qualcosa che somigliava a una spiaggia esotica con un giovane muscoloso che sventolava una foglia di banano, per certi; una distesa di neve bianca e setosa come schiuma da barba appena spruzzata, per altri: una metropoli piena di luci e opportunità, per altri ancora. Per me, l’altrove assumeva colori e sapori sempre diversi. L’altrove era un’altra vita in un altro mondo con altre persone e talvolta anche con un’altra me stessa.

Appena scesa sull’isola Vetta conosce Pietro, un sommozzatore introverso dallo sguardo velato di tristezza. Un ragazzo che sicuramente nasconde ferite profonde, su cui la giornalista, tanto brillante quanto irritante, non può trattenersi dall’indagare.
Anche perché non sono solo i misteri di Pietro a tormentarla: durante la tonnara Vetta intravede nel mare il corpo di una donna.
Una donna che potrebbe essere un cadavere.

Se avessi creduto nel soprannaturale, avrei pensato che quella donna in mezzo ai tonni non era la prima volta che compariva. Era una maledizione. Era qualcuno che voleva fargliela pagare, a quel paese che sa tutto. Ma io non credevo a niente che andasse al di là della concretezza dei miei sensi.

Carla Fiorentino torna a scrivere una storia dedicata a quella generazione di adulti non più giovanissimi ma determinati a non far invecchiare i pensieri, imbrigliandoli in regole di una società che ancora crede nella famiglia tradizionale come colonna portante di una nazione.
Con la stessa verace ironia e il medesimo sagace sguardo già dimostrati nel precedente romanzo, l’autrice ci racconta una storia che appare come un appassionante giallo ma che nasconde molti spunti di riflessione sull’animo umano.
I misteri dell’isola e dei suoi abitanti – tra tutti spicca la burbera Caterinetta, a cui però è impossibile non affezionarsi – sono i misteri che spesso abitano nel nostro cuore e che solo la vita, con il suo incedere a passo più o meno lento, riesce a svelare.

Vetta e Federico si sposeranno? Chi è la donna che vive nel mare? Perché Pietro sorride così poco?
Tocca leggere il libro per scoprire tutto questo e molto altro.

I tonni non nuotano in scatola di Carla Fiorentino

un libro per chi: per chi senza il mare non vive e per chi ha bisogno di una vacanza, anche da se stesso

autore: Carla Fiorentino
titolo: I tonni non nuotano in scatola
editore: Fandango
pagg. 205
€ 16

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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